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Troppa grazia

Quanto è razionale l’esuberanza dell’euro?

Guerrieri Dani di Papua-Nuova Guinea.Nel breve c’è il tema della stabilizzazione europea, dello snellirsi delle code grasse del collasso della valuta unica, della crisi bancaria e dell’incapacità di rifinanziare il debito di Italia e Spagna. Il premio per il rischio scende, le valutazioni di borsa sono attraenti, il debito della periferia rende ancora bene. È naturale che i portafogli globali si normalizzino e smettano di essere sottopesati di Europa.
Sul piano strutturale il discorso è più complesso e delicato. In tutta la storia dell’euro, la bilancia delle partite correnti dell’Eurozona è stata in pareggio. Il surplus tedesco e olandese è stato puntualmente bilanciato dal deficit della Francia, dell’Italia e, ancora di più, di Spagna e Portogallo. Da alcuni mesi l’Eurozona è in attivo e nei prossimi anni questo surplus, se non si farà nulla per correggerlo, arriverà al 2 per cento del Pil.

Questo, che in apparenza è un miglioramento e un dato positivo, è in realtà negativo perché è conseguito nel peggiore dei modi. Non, cioè, con un aumento delle esportazioni, ma con una contrazione dell’import dovuta al crollo dei consumi nell’area mediterranea.

Avere una valuta che si rafforza in queste condizioni è l’ultima cosa che occorre a Francia, Italia e Spagna. In un mondo ideale, l’euro forte andrebbe contrastato con una politica monetaria espansiva in Europa o con politiche monetarie restrittive nel resto del mondo. Il taglio dei tassi europei, che si profila per quest’anno, sarà un primo passo, ma forse non sarà sufficiente.

Il cambio di equilibrio tra euro e dollaro continua a essere tra 1.25 e 1.30. Anche per questo, un dollaro che dovesse avvicinarsi a 1.40 sarebbe molto interessante da comprare, considerando soprattutto le migliori prospettive di crescita degli Stati Uniti nei prossimi anni.

Venendo alla tattica, le ore corrono veloci e il primo marzo, data d’inizio dei tagli automatici alla spesa pubblica negli Stati Uniti in caso di mancato accordo tra repubblicani e democratici, è sempre meno lontano. Il mercato non sconta quasi nulla in proposito, ma il sequester appare quasi certo e non è detto che duri solo pochi giorni. I due partiti affilano le armi e si preparano a uno scontro duro.

Per il momento l’economia americana sta andando bene (il dato sul Pil del quarto trimestre, letto correttamente, non è affatto debole). Sappiamo anche che la Fed farà di tutto per mandare segnali distensivi ai mercati. Il rallentamento dell’economia e la flessione dei mercati saranno contenuti, ma ci potranno essere. Il sentiment dei consumatori è già penalizzato dalla decurtazione della busta paga dal primo gennaio e gli effetti macro si vedranno nei dati proprio mentre il sequester prenderà avvio. Moderare gli acquisti e, se possibile, rinviarli di qualche settimana.

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