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Gli italiani, la legge elettorale e la governabilità

La governabilità dell'Italia non dipende dalla legge elettorale.

La legge Calderoli - come del resto la precedente Mattarella - era stata studiata per assicurare la governabilità e la stabilità del capo del governo. In entrambi i casi non l'ha fatto perché Prodi è stato sostituito da D'Alema nella legislatura 1996-2001, è stato messo in minoranza nel 2008, e Berlusconi è stato sostituito da Monti senza che formalmente fosse stato sfiduciato da nessuna delle due Camere.

Ma la stabilità del capo del governo va distinta dalla governabilità - senza trascurare che il sistema maggioritario mal si adatta ad una società pluralista, frazionista, municipalista, poco propensa a tenere nella dovuta considerazione il bene comune.
La legge Calderoli non ha assicurato la governabilità che dipende dalla qualità delle leggi approvate, dall'efficienza ed efficacia degli apparati che devono applicarle, dalla capacità del Parlamento di controllare l'applicazione delle leggi e, non ultimo, dai comportamenti dei cittadini (e/o compliance). Nel caso dell'ultima legislatura hanno giocato un ruolo particolare altri fattori relativi a certi comportamenti del premier. Berlusconi nel 2011 aveva perso ogni credibilità e reputazione sia all'interno sia all'estero.

Mi sembra chiaro, pertanto, che la governabilità del Paese - correttamente intesa - non dipende direttamente dalla legge elettorale seppure restano alcuni suoi gravi difetti quali l'abrogazione delle preferenze e la mancata previsione di una soglia per accedere al premio di maggioranza. Questa è solo una procedura per eleggere i parlamentari che, una volta eletti, devono comportarsi in maniera onesta, responsabile e trasparente. Ma se poi il governo, in linea di prassi, li espropria delle loro competenze in nome del decisionismo e/o di presunti stati di necessità e se il governo a sua volta è inefficiente ed incapace, se il contenuto e la qualità delle leggi non sono adeguati, se l'amministrazione pubblica è delegittimata e deresponsabilizzata, allora attribuire l'ingovernabilità alla legge elettorale è un escamotage retorico per nascondere le colpe della classe politica ai più alti livelli.

Nonostante gli impegni formalmente assunti nel novembre 2011, i partiti politici principali non sono riusciti o non hanno voluto riformare in senso proporzionale la legge Calderoli tanto deprecata a parole. La richiesta forte veniva avanzata dal c.d. Polo di centro - Casini e Fini ai quali alla fine si è aggiunto Monti con la sua lista civica. Nonostante le perorazioni del Presidente della Repubblica la riforma non è stata varata perché i due principali partiti italiani non sono sicuri di voler abbandonare il sistema elettorale di tipo maggioritario. Ma se lo avessero fatto e se si fosse votato con una legge di tipo proporzionale anche con sbarramento elevato, probabilmente i risultati sarebbero stati peggiori di quelli attuali. E tutti, di nuovo, avrebbero gridato allo scandalo.

Ma se così, è bene che gli italiani, prima di lamentarsi, si chiariscano bene quale forma di governo vogliono e quale tipo di legge elettorale ritengono più appropriata per scegliere - ed, eventualmente, revocare - i propri parlamentari. E, soprattutto, capiscano bene quali sono le vere e diverse condizioni che determinano la stabilità del governo e la governabilità del Paese.

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