Facebook Pixel
Milano 18-mar
33.940,96 0,00%
Nasdaq 18-mar
17.985,01 0,00%
Dow Jones 18-mar
38.790,43 +0,20%
Londra 18-mar
7.722,55 0,00%
Francoforte 18-mar
17.932,68 0,00%

Tra Londra e Berlino è guerriglia per Cipro?

Le banche di Nicosia raccolgono e gestiscono asset per oltre 150 miliardi di euro.

Sembra strano che dietro il tira e molla degli aiuti a Cipro ci siano davvero solo i 7 miseri miliardi di euro da prelevare forzosamente dai depositi bancari. Il fatto che questo importo coincida con l'esposizione delle banche tedesche verso quelle cipriote aggiunge poco.

Forse, a ben guardare, il punto cruciale dell'Eurogruppo è quello di riuscire a forzare la mano su un centro finanziario un po' opaco, tra presunto riciclaggio ed evasione fiscale, di capitali provenienti da Russia e vicino Oriente. Si è arrivati alla proposta di prelevare una percentuale del 6,6% sui depositi presso le banche cipriote fino a 100 mila euro e del 9,9% su quelli che superano questa soglia, con la scusa che gli aiuti internazionali non possono superare i 10 miliardi di euro per non far esplodere il rapporto debito pubblico/PIL: questi sono comunque soldi che dovranno essere restituiti da parte del Governo cipriota. Se gli aiuti internazionali arrivassero al totale dei 17 miliardi che servono per risanare il sistema bancario cipriota porterebbe il rapporto debito pubblico/PIL a circa il 200%. In un modo o nell'altro, quindi, Nicosia deve trovare questi 7,5 miliardi: se li preleva dai depositi bancari, il gioco è fatto.

Da una parte, quindi, c'è chi afferma che l'aiuto internazionale è già ai limiti della sostenibilità e che non sarebbe poi così ingiustificato colpire i tanti patrimoni che si sono rifugiati a Cipro. Dall'altra c'è chi teme che questa misura di prelievo, una volta assunta, farebbe perdere qualsiasi credibilità alla piazza di Nicosia ed i capitali ora depositati, una volta tosati, comunque cercherebbero un altro rifugio. In pratica, questa proposta viene vissuta come una sorta di dicktat che pregiudica in modo definitivo il modello di sviluppo dell'isola, fondata più che sul turismo sugli afflussi finanziari dall'estero. Andando poi a verificare dove finiscono gli investimenti ciprioti all'estero, scopriamo che il 34% degli investimenti di portafoglio viene impiegata in Gran Bretagna pari a 12,7 miliardi di euro, mentre la vicina Grecia, da cui comunque provengono il 17,3% dei depositi, è destinataria del 28% di questa tipologia di impieghi, pari a poco più di 10,4 miliardi.

Se questo ragionamento avesse senso compiuto, è come se le banche cipriote fossero solo un terminale off-shore della finanza britannica, che è poi la destinataria finale di oltre un terzo degli investimenti.

A questo punto si spiegherebbe meglio la preoccupazione con cui Londra sta vivendo questa vicenda, visto che ha già inviato un aereo militare con un milione di euro in contanti per sostenere i propri militari di base nell'isola e gli oltre 85 mila britannici che hanno deciso di trascorrere al sole del Mediterraneo ed in riva alle spiagge cipriote gli anni della pensione. Insomma, Cipro è un polmone per la finanza inglese, cui sarebbe davvero sciocco rinunciare. Magari ai tedeschi tutti questo non interessa, visto che alle loro banche non arriva pressoché nulla: va meglio alla Russia, alla Francia ed all'Irlanda, che sono destinatarie ciscuna del 4% del totale degli investimenti di portafoglio.

In questa crisi cipriota di soldi ne girano tanti: in complesso le banche di Nicosia gestiscono oltre 150 miliardi di euro, una cifra pari ad 8,3 volte il PIL di Cipro. E' come se, al confronto, le banche italiane gestissero impieghi per oltre 13 miliardi di euro, invece degli appena 1.800. Chissà, a qualcuno possono sembrare troppi.

Altri Top Mind
```