Facebook Pixel
Milano 16:54
33.902,77 -1,07%
Nasdaq 16:54
17.221,29 -1,74%
Dow Jones 16:54
37.765,98 -1,81%
Londra 16:55
8.060,61 +0,25%
Francoforte 16:54
17.879,5 -1,16%

Le macerie dell'economia italiana

Un'analisi della tragica situazione dell'economia italiana.

In questi termini, la linea del governo tecnico Monti è stata in sostanziale continuità con quella di Berlusconi. Del trittico: rigore, equità e crescita è stato attuato solo il primo punto. L'economia italiana è caduta in una seconda grave recessione dopo quella del 2009. Dall'inizio della crisi del 2008 abbiamo perso quasi 600 mila posti di lavoro. Cadono gli investimenti pubblici e privati e la domanda interna e, pertanto, non si vede come l'economia possa tornare a crescere.

Brancaccio e Passarella sostengono che l'austerità è di destra ed esercita un fascino discreto anche sulla sinistra. Citano Berlinguer ed un suo discorso al Teatro Eliseo del 1977. Sostengono che c'è una contraddizione profonda nella pretesa di declinare in senso progressivo l'austerità.

Su questo specifico punto sono in dissenso con i due Autori perché, in realtà, ci fu una versione di sinistra dell'austerità che risale al 1973 l'anno del primo shock petrolifero, della guerra del Kippur, del colpo di Stato in Cile e del lancio del compromesso storico da parte dell'allora segretario del PCI Berlinguer. La versione di sinistra è quella di Antonio Giolitti. Il 3 ottobre 1973 nella qualità di ministro del bilancio e della programmazione economica Antonio Giolitti presentò al Senato una Esposizione economico finanziaria che illustrava i principali dilemmi della politica economica per il 1973-74: conciliare quello che nella sua visione era non antitetico ma complementare: "lotta contro l'inflazione e promozione dello sviluppo, controllo e stimolo, austerità ed espansione".

Un mese e mezzo dopo, come ricorda nelle "Lettere a Marta" (1992), sempre al Senato, nel discorso di replica a conclusione del dibattito sul bilancio di previsione per l'anno 1974, faceva derivare dai vincoli di interdipendenza imposti dalla situazione economica e finanziaria, interna ed internazionale: il senso concretamente politico e non retoricamente moralistico che il governo dà alla tanto spesso invocata "austerità".

Austerità e cioè eliminazione degli sperperi, dei privilegi, delle ostentazioni di ricchezza e dei consumi esibizionistici - non come fine a sé stessa, ma come condizione di scelte rigorose e coerenti, con le necessarie rinunce che esse comportano, per il perseguimento e il raggiungimento di quei fondamentali obiettivi. Austerità come piena, efficiente utilizzazione delle risorse, contro la dilapidazione: perché c'è uno spreco ancora più nefasto che quello dei consumi eccessivi o superflui, ed è lo spreco delle risorse inutilizzate, degli investimenti mancati, delle riforme accantonate.

Condividi
"
Altri Top Mind
```