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Rotazione?

Le nove lunghissime vite dei bond.

Capo Agulhas. Il cippo di confine tra l’Oceano Atlantico e l’Oceano Indiano.Siamo al decimo mese di rialzo, i ribassisti si sono estinti da tempo, il flusso di dati macro è stato positivo per parecchie settimane. Molti leggono poi nelle minute del Fomc l’orientamento verso una riduzione degli interventi di Quantitative easing già a partire dall’autunno e una cessazione del programma a fine anno. In realtà questa è la posizione della minoranza repubblicana, la maggioranza si limita a essere cautamente possibilista. Siamo però nel paradigma della Grande Rotazione (la migrazione dei portafogli dai bond all’equity) e questo accenno alla fine del Qe sembra togliere ai bond, entro breve, l’unico sostegno loro rimasto, quello degli acquisti da parte della Fed. Nonostante i bond siano in quel momento molto forti, alcune case cominciano a prevedere l’avvio di un bear market secolare per tutto l’obbligazionario, compensato naturalmente dal melt up sull’azionario, unico investimento d’elezione.

Questo clima è alimentato anche dal costante indebolimento dello yen e dal corrispondente rafforzamento del Nikkei, due macchine per fare soldi che per alcuni sono solo all’inizio del loro ciclo vitale. Riassumendo, economia in accelerazione (il sequester è da tempo derubricato a increspatura), utili forti, espansione dei multipli, Grande Rotazione e quindi, come risultato, risk on.

Poi, in rapidissima sequenza, la tempesta perfetta. Il Giappone viene perentoriamente invitato da Stati Uniti e (per quello che conta) Europa a fermare la svalutazione dello yen. Si spegne dunque, almeno per il momento, il motore del carry trade universale, quella macchina del moto perpetuo per cui ci si indebita in yen e si compera borsa guadagnando da un lato e dall’altro.

Si fanno due conti sull’inflazione e si scopre che scenderà quest’anno e scenderà anche il prossimo in tutto il mondo, con la sola eccezione del Giappone. Si corre allora a vendere oro. Il crash dell’oro comporta chiamate a margine che costringono a vendere anche la borsa. Si drammatizza la vendita di 10 tonnellate da parte di Cipro (una tonnellata d’oro ha il volume di una scatola da scarpe) senza contestualizzarle rispetto alle 31mila detenute nel loro complesso dalle banche centrali o, tanto per fare un esempio, alle 20 tonnellate di sola produzione clandestina che escono di contrabbando ogni mese dal Congo senza entrare nella contabilità ufficiale.

Nelle stesse ore la Cina comunica dati deludenti su tutta la linea. Sappiamo che ciò che delude in Cina sarebbe una visione celestiale nel resto del mondo, ma tutto si gioca contro le aspettative. Meno palazzi in costruzione a Shanghai o Tianjin significano meno rame per i fili elettrici da importare. Ecco allora il rame accompagnare l’oro nella caduta.
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