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Rotazione?

Le nove lunghissime vite dei bond.

Il faro di Capo Agulhas, il punto più meridionale dell’Africa.Poiché la tempesta è davvero perfetta, si mette improvvisamente a fare caldo nell’emisfero settentrionale. Scende dunque anche il petrolio (ma non il gas). Succede inoltre che alcuni colli di bottiglia che separavano la nuova produzione del Dakota dalle raffinerie del Texas vengono finalmente superati. Il petrolio si scopre abbondantissimo e, giustamente, scende. Nelle stesse ore Edward Morse, economista delle fonti d’energia stimato e visionario, pubblica per Citi uno studio di 150 pagine in cui si annuncia la fine del superciclo rialzista delle materie prime e l’avvio di un bear market, sia pure selettivo. Morse annuncia i suoi obiettivi di prezzo per oro, rame e petrolio per la fine del 2014 e il mercato, efficiente e sbrigativo, li raggiunge in qualche ora (e nel caso dell’oro li supera verso il basso).

Aggiungiamo qualche utile al di sotto delle attese, dati macro negativi in Europa e la stagionalità sfavorevole (sell in May) ed ecco il mercato nella più completa confusione. Per chiarirci le idee partiamo dalle due paginette che Olivier Blanchard ha premesso al World Economic Outlook che il Fondo Monetario ha appena pubblicato. Blanchard è al suo posto di capo economista per nomina dell’Eliseo e accettazione della Casa Bianca, che è a poche centinaia di metri dal suo ufficio. È comprensibile che si esprima con toni sfumati e colori tenui, ma il suo discorso è comunque chiaro e molto interessante.

Gli emergenti, dice Blanchard, sono a posto. Non crescono come negli anni passati, ma hanno un buon equilibrio. L’America va meglio di quanto non appaia, perché è penalizzata da una frenata fiscale piuttosto forte. Il Giappone sta facendo un esperimento azzardato e speriamo che ce la faccia. L’Europa invece è un problema perché sta rallentando troppo anche al centro, in Francia e perfino in Germania.

In questo contesto Blanchard raccomanda politiche monetarie espansive a tutti, ma in particolare all’Europa, che su questo fronte è ferma da mesi. Interessante il rimprovero agli Stati Uniti sulla politica fiscale, giudicata troppo restrittiva. Cortese ma fermo, infine, il richiamo alla Germania. Sarebbe bene che la finisse con l’austerità almeno in casa propria. Berlino farebbe un favore a tutti se producesse un po’ di rosso nei suoi conti.

Ecco invece, a poche ore di distanza, uno Schäuble raggiante che conferma l’obiettivo di un bilancio tedesco in surplus nel 2016. Porteremo il nostro esempio al G20, annuncia.
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