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Il sassolino

Granelli di sabbia nel motore, per adesso niente di più.

Damien Hirst. Dotted Vipp Bins. Astrup Fearnley Museum. Oslo.Sul Giappone abbiamo visto prima la riscoperta folgorante della sua esistenza da parte di un mondo che l’aveva dimenticato e poi la delusione cocente per qualche esitazione nell’implementazione dell’Abenomics. Ora si profila una fase più equilibrata in cui, senza gli eccessi dei mesi scorsi, lo yen tornerà a indebolirsi e il Nikkei riprenderà colore. Il fatto che i dati macro giapponesi siano tornati a essere più significativi di quelli cinesi completa la grande restaurazione dell’ordine mondiale precedente la globalizzazione. Gli emergenti tornano periferia del mondo. In parte è solo un effetto ottico, dovuto al fatto che i nostri soldi ritornano a casa e alimentano la performance relativamente migliore dei nostri mercati obbligazionari e azionari. In parte è però innegabile che il modello di crescita di molti emergenti vada ripensato.

I problemi strutturali dei paesi sviluppati ci sono ancora tutti, ma è indubbio che il dopocrisi stia avviandosi alla conclusione. Dal 2009 a oggi abbiamo avuto costantemente il timore, per non dire il terrore, di ricadere nella malattia. Da qui in avanti avremo i problemi di chi è sano.

Chi è malato viene accudito, coccolato, viziato e perfino drogato di anestetici e stimolanti. Da chi è sano ci si aspetta che lavori e che dia agli altri. Essere sane, per le economie, implica convivere con il rischio costante di un aumento dei tassi, soprattutto se si parte da livelli anormalmente bassi. È la vita.

Messi di fronte alla scelta tra salute e malattia quasi tutti sceglierebbero la prima. I mercati azionari, dopo qualche mese laterale passato a disintossicarsi, scopriranno nei prossimi due anni che essere sani è meglio che vivere impasticcati.

Quanto ai bond, bisogna evitare due cose. La prima è la ritirata precipitosa nel cash in un momento, questo, non particolarmente favorevole. La seconda è l’inazione e la rassegnazione a lasciarsi rosicchiare da un ribasso lento ma alla lunga insidioso. A regime sarà bene avere, entro qualche mese, solo titoli con una durata inferiore ai cinque anni. Quello che va oltre andrà venduto sui rimbalzi, che non mancheranno.

(Nella foto: Damien Hirst. Dotted Vipp Bins. Astrup Fearnley Museum. Oslo.)

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