Sul
Giappone abbiamo visto prima la riscoperta folgorante della sua esistenza da parte di un mondo che l’aveva dimenticato e poi la delusione cocente per qualche esitazione nell’implementazione dell’
Abenomics. Ora si profila una fase più equilibrata in cui, senza gli eccessi dei mesi scorsi, lo yen tornerà a indebolirsi e il Nikkei riprenderà colore. Il fatto che i dati macro giapponesi siano tornati a essere più significativi di quelli cinesi completa la grande restaurazione dell’ordine mondiale precedente la globalizzazione. Gli emergenti tornano periferia del mondo. In parte è solo un effetto ottico, dovuto al fatto che i nostri soldi ritornano a casa e alimentano la performance relativamente migliore dei nostri mercati obbligazionari e azionari. In parte è però innegabile che il modello di crescita di molti emergenti vada ripensato.
I problemi strutturali dei paesi sviluppati ci sono ancora tutti, ma è indubbio che il dopocrisi stia avviandosi alla conclusione. Dal 2009 a oggi abbiamo avuto costantemente il timore, per non dire il terrore, di ricadere nella malattia. Da qui in avanti avremo i problemi di chi è sano.
Chi è malato viene accudito, coccolato, viziato e perfino drogato di anestetici e stimolanti. Da chi è sano ci si aspetta che lavori e che dia agli altri. Essere sane, per le economie, implica convivere con il rischio costante di un aumento dei tassi, soprattutto se si parte da livelli anormalmente bassi. È la vita.
Messi di fronte alla scelta tra salute e malattia quasi tutti sceglierebbero la prima. I mercati azionari, dopo qualche mese laterale passato a disintossicarsi, scopriranno nei prossimi due anni che essere sani è meglio che vivere impasticcati.
Quanto ai bond, bisogna evitare due cose. La prima è la
ritirata precipitosa nel cash in un momento, questo, non particolarmente favorevole. La seconda è l’
inazione e la rassegnazione a lasciarsi rosicchiare da un ribasso lento ma alla lunga insidioso. A regime sarà bene avere, entro qualche mese, solo titoli con una durata inferiore ai cinque anni. Quello che va oltre andrà venduto sui rimbalzi, che non mancheranno.
(Nella foto: Damien Hirst. Dotted Vipp Bins. Astrup Fearnley Museum. Oslo.)
"