Abituata ad atteggiarsi come più filoeuropea della
Cdu, la Spd ha cambiato atteggiamento già nell’estate del 2012, quando ha capito che il filoeuropeismo le faceva perdere voti. Il no agli eurobond e l’appiattirsi sulle posizioni della Merkel hanno arrestato il declino dei consensi, ma non hanno portato a un’inversione di tendenza. Chi è euroscettico o eurotiepido continuerà a preferire la Merkel rispetto alle imitazioni.
La novità degli ultimi mesi è il nascere all’interno della Spd (e ancora di più nella Linke, che è però fuori dai giochi) di una critica da sinistra all’euro. Blog molto seguiti come quello di
Joachim Jahnke, ex vicepresidente della Bers di area Spd, parlano dell’euro come di un errore. Intellettuali come
Fritz Scharpf e
Wolfgang Streeck, molto influenti nell’area socialdemocratica, propongono apertamente l’uscita dall’euro.
In particolare Wolfgang Streeck, direttore dell’area dedicata alla
sociologia del Max Planck (la più prestigiosa istituzione di ricerca della Germania), ha da poco pubblicato un libro,
Tempo Comprato, in cui si sostiene che il l’Unione Europea sta diventando strumento di interessi capitalistici che sfruttano la crisi per ripristinare il loro controllo autoritario sul continente. Uscire dall’Europa e tornare agli stati nazionali, dice Streeck, permetterebbe di ricostituire le condizioni per la democrazia.
Tra i grandi intellettuali di sinistra, a difendere a spada tratta il progetto europeo rimane solo il vecchio Habermas, che nel suo idealismo neokantiano e universalista polemizza con Streeck e propugna l’accelerazione del progetto di integrazione europea come vero strumento di democrazia compiuta.
Habermas è ancora potente, è l’
ideologo della Bundesrepublik e del patriottismo della costituzione, l’interlocutore privilegiato di Joseph Ratzinger (che ha invece sempre respinto il relativismo dell’altro grande nume della filosofia tedesca contemporanea,
Peter Sloterdijk), ma ha anche 84 anni. Anche nella prospera Germania sembra che l’Europa stia davvero a cuore solo agli ultimi rappresentanti della generazione che l’ha fondata.
Rimaniamo neutrali sui bond nel breve termine e suggeriamo di accumulare dollari con calma e solo in fasi di debolezza come l’attuale. Tra le borse preferiamo il Giappone. L’Europa, sottopesata nei portafogli globali, può fare meglio dell’America se saprà confermare i segnali di stabilizzazione. Resta però, per tutti i discorsi che abbiamo fatto, un investimento eminentemente speculativo.
(Nella foto: Il sociologo Wolfgang Streeck)
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