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Cadono gli ultimi mattoni del Muro

I lavoratori tedeschi avevano i migliori salari europei quando c'era la paura del comunismo. A partire dalla riunificazione, la competitività tedesca si è basata sulla loro progressiva riduzione.

I lavoratori tedeschi avevano i migliori salari europei quando c'era la paura del comunismo. A partire dalla riunificazione, la competitività tedesca si è basata sulla loro progressiva riduzione.

Sono in pochi a pensare che il processo economico si possa sviluppare al di fuori del contesto politico e strategico di un Paese. E della Germania, del suo modello di sviluppo e di crescita, non si parla se non come di un modello di efficienza e di coesione sociale, ma soprattutto di sacrifici accettati dai lavoratori per garantire la crescita economica generale.

Ben difficile riprodurre questi processi altrove, perché sono frutto di un contesto storico irripetibile. In Germania, alla caduta del Muro, il sistema della distribuzione del reddito e le dinamiche della crescita sono cambiati, sfruttando le disparità salariali con i lander orientali, l'impossibilità di svalutare nell'eurozona e la delocalizzazione ad Est. Finchè regnava la paura del comunismo, i lavoratori tedeschi erano i meglio retribuiti d'Europa.

Molto infatti si parla della formazione del Pil e della sua dinamica, se cresce, se cala e perché; ma poco o nulla si discute ormai della sua distribuzione e di come varia nel tempo: eppure, questo è il cuore della politica.

In Germania, finchè c'era il comunismo dilagante nel mondo, il sistema politico e quello imprenditoriale avevano il timore che il Muro cadesse giù dalla loro parte. Due furono le strategie: sul piano politico, la sinistra decise di abbracciare sin dal 1959 i principi della socialdemocrazia, con il Congresso di Bad Godesberg; sul piano socioeconomico ci fu l'affermazione nel 1976, nel momento più critico del confronto con l'Est, dei principi della cogestione nelle imprese. I sindacati hanno un terzo dei rappresentanti nel Consiglio di Sorveglianza.

Tutto si compendia nei principi della economia sociale di mercato. Basta un solo numero a spiegare le conseguenze di queste scelte, volte a sminare le tensioni politiche e sociali: ancora nel 1995, a cinque anni dalla riunificazione tra le due Germanie, i salari tedeschi nel settore industriale rappresentavano il 78% del valore della produzione. Una enormità, ai nostri occhi odierni, che caratterizzava un modello sociale basato sul benessere della classe lavoratrice ed uno sviluppo economico trainato dai consumi interni. Per fare un confronto, nello stesso anno ai lavoratori francesi ed a quelli italiani spettava il 68% del prodotto. Ai giapponesi solo il 58%, e qui si capisce già dove siamo andati a parare.
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