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Rallentare, prego

Anche ai bull market fa bene un limite di velocità.

In questo sta la differenza tra la bolla in formazione in questa fine 2013 e le precedenti esperienze del 1999-2000 e del 2007, quando inflazione e tassi a breve erano intorno al 5 per cento e il Pil cresceva a una velocità doppia rispetto all’attuale.

La diversità più grande, in ogni caso, sta nel vissuto soggettivo di questi rialzi. Nelle due bolle precedenti si era creata una razionalizzazione, ovvero una narrazione, per cui il mondo era entrato in una fase nuova. I toni erano alti. Nel 1999-2000 si evocavano la rivoluzione tecnologica e la singolarità (un termine preso in prestito dalla fisica con cui si immaginava un buco nero di intelligenza artificiale che avrebbe inghiottito e accelerato oltre ogni immaginazione la storia umana). Nel 2007 ci si compiaceva per la stabilità ritrovata, per la forte crescita senza inflazione, per il superamento del ciclo, qualcosa che in economia è potente ed eccitante come l’idea di immortalità lo è per noi poveri mortali.

Curb Your EnthusiasmQuesta volta non c’è retorica. Nessuno si aspetta la costruzione della città celeste sulla collina e nessuno esalta i progressi della scienza economica, che è anzi piuttosto screditata. Tutti invece sappiamo, nel nostro intimo, che ci stiamo comportando come ci stiamo comportando perché la polizia ha annunciato che se ne starà chiusa nelle sue caserme ancora per qualche mese. Sentiamo la strana eccitazione che pervade le persone normali (non i ladri di professione) quando capiscono che possono rubare impunemente la marmellata. Sappiamo che la festa un giorno finirà e che la legalità dei tassi verrà ripristinata, ma pensiamo che, quando arriverà il momento, la polizia tornerà per le strade lentamente e, almeno all’inizio, praticamente disarmata. Non pensiamo di svegliarci una mattina con i carri armati per strada, cioè con un crash, e ci avventuriamo dapprima con timore e poi con sempre più coraggio in zone della città che sapevamo proibite. Non ci sentiamo bravi e virtuosi come nei cicli precedenti, ma ci sentiamo stranamente liberi. E cominciamo in qualche caso a diventare sfrontati.

La polizia ha un’ottima serie di scuse per non uscire per strada. Bernanke è a fine regno e solo a marzo la Yellen si insedierà al suo posto. Meglio aspettare. Poi c’è lo scontro a Washington su debito e fisco. Ora c’è la tregua, ma da febbraio in avanti si riprende e nessuno sa che cosa potrà succedere. Meglio attendere. I dati macro, dal canto loro, o sono deludenti oppure, se sono forti, sono di dubbia qualità perché arrivano dalle settimane di chiusura degli uffici governativi. Meglio non fare niente. Il confuso e pasticciato avvio della sanità per tutti dell’Obamacare paralizza le imprese e riempie di dubbi i compratori di polizze (che non riescono nemmeno ad acquistarle). Meglio non farsi vedere in giro.
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