Nel 2033, scrive un attivissimo Summers in un altro studio pubblicato con Lant Pritchett (
Asiaphoria Meet Regression to the Mean), il Pil mondiale passerà dai 73 trilioni di dollari di oggi a 160 trilioni (in dollari di oggi) se tutti i paesi continueranno a crescere alla loro velocità attuale. Se però Cina e India, un bel giorno più vicino che lontano, dovessero mettersi a crescere come tutti gli altri, e cioè del 2 per cento all'anno, il Pil del 2033 sarebbe di soli 118 trilioni.
Mancherebbero quindi all'appello 42 trilioni, pari a due volte gli Stati Uniti del 2033. Il mondo e le borse fanno oggi i loro conti dando per scontati i 160 trilioni. Abbiamo un piano B se ce ne troviamo solo 118? E perché mai la Cina dovrebbe avere scoperto, unico caso nella storia umana, la formula della crescita esplosiva perpetua?
Non sta forse normalizzandosi, la Cina? Non sta forse aumentando la leva finanziaria e sviluppando consumi interni e welfare come abbiamo fatto noi, anche dissennatamente, nei decenni passati? Non sta forse invecchiando rapidamente anche lei?
Come si può ben vedere, nel secolo abbondante che ci separa dal 1900 abbiamo costruito e affinato modelli econometrici sempre più sofisticati e abbiamo acquisito una potenza di calcolo incomparabilmente maggiore, ma non è cambiata nemmeno di una virgola la natura estrapolativa delle nostre attese di pancia e delle nostre previsioni di testa. Modellizziamo sempre meglio il presente e lo proiettiamo elegantemente nel futuro, ma non abbiamo nessuna capacità di prevedere il nuovo.
Riportiamoci dunque entro orizzonti più modesti, da tre a cinque anni, e torniamo al seminario del Fondo Monetario, molto utile per capire l'aria del tempo.
Si è parlato poco di Quantitative easing e di tapering. Si è cioè parlato poco di quello che è servito finora a tenere buoni i mercati e a farli sentire bene, ma che ha anche creato una forma di dipendenza sempre più accentuata. Si è parlato invece molto di come aggredire la malattia della bassa crescita con cure non palliative, ma radicali. Si è convenuto sul fatto che i tassi nominali dovrebbero essere abbondantemente negativi e non positivi come sono adesso (anche se in molti casi solo simbolicamente).
Poiché i tassi nominali negativi sono tecnicamente molto difficili da applicare (solo persone dotate di grande altruismo sottoscriverebbero bond in cui sono loro a pagare la cedola al debitore) l'unico modo per avere tassi reali abbondantemente negativi (e non solo moderatamente negativi come oggi) è quello di lasciare i tassi a zero e di fare salire l'inflazione, come sta provando a fare Abe in Giappone.
(Nella foto: 1940. Il Golden Gate di San Francisco)
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