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Avventure monetarie

Le storie parallele di Bitcoin, oro e scellino somalo.

Dopo il collasso dello stato, Liberia e Sierra Leone si dollarizzano subito. In Somalia, invece, accanto al dollaro continuano a circolare i vecchi scellini. Non sono più garantiti da nessuna autorità, sono pura carta sempre più logora, ma sono lo stesso accettati da tutti, in mancanza di meglio, come mezzo di scambio.

Nel corso della guerra civile alcuni clan, signori della guerra e imprenditori privati stampano in proprio, con quattro rotative, una notevole quantità di nuovi scellini palesemente contraffatti. Vengono in qualche modo accettati anche questi, con ovvie conseguenze in termini di inflazione e di svalutazione.

Dal 2008 nessuno in Somalia stampa più niente. Il risultato è che, se nel 2008 occorrevano 34mila scellini per comprare un dollaro, oggi ne bastano 17mila. La Somalia, non avendo lo stato, non ha disavanzo pubblico, l'America sì. La Somalia, al contrario dell'America, è in attivo sulle partite correnti. Deve barattare tutto quello in cui commercia (nessuno le fa credito) e ha un costante afflusso di dollari dai suoi emigrati e (da due anni) dalle agenzie internazionali. Con sempre più dollari in cassa e lo stesso numero di scellini in circolazione è logico che lo scellino si rivaluti. Lo stato somalo (che nel frattempo si è diviso in Somaliland, Puntland e Somalia) è da qualche mese in via di ricostruzione. La banca centrale ha un palazzo restaurato di fresco, un sito web disegnato bene ed è animata dalle migliori intenzioni. Fra qualche mese riprenderà a stampare scellini, sostituendo quelli in circolazione. Vuole una valuta forte, stabile e collegata con l'area monetaria dell'afro, la valuta comune che Kenya, Tanzania, Uganda, Rwanda e Burundi si apprestano ad adottare entro il 2020.

Corso Somalia 55, Mogadishu. La sede restaurata della banca centraleSe lo scellino somalo è raddoppiato di valore in cinque anni, il Bitcoin è passato dai 15 dollari di gennaio ai 1200 attuali. La circolazione aumenta di una quota fissa ogni anno e si stabilizzerà fra qualche anno a 21 milioni di unità. Partito come una stranezza da nerd ha conquistato nel tempo fasce di cultori che vanno dalla malavita agli investitori argentini o cinesi che vogliono mettere i loro soldi al sicuro. Da qualche mese si è dato una ripulita, non è più anonimo e viene accettato da un numero crescente di siti commerciali, tra cui Amazon. Viene usato in sempre più numerosi paesi emergenti, in particolare in Kenya, per le rimesse dall'estero.

Il Bitcoin è oggi rispettabile e molto cool. L'oro fa vecchio, il Bitcoin fa giovane. La Bce gli ha dedicato uno studio di 55 pagine che, seguendo l'approccio della Bundesbank nei confronti delle valute complementari che circolano attivamente in tutta la Germania, dà la luce verde, a condizione che l'offerta di moneta rimanga limitata nel suo controvalore in euro.

Che il Bitcoin piaccia ai libertari e agli economisti di scuola austriaca non sorprende. È una valuta privata (o di rete, come suona meglio dire oggi), non può essere stampata discrezionalmente ed è totalmente affidata al mercato, senza manipolazioni. La Bce, tra le righe, lo considera un giocattolo divertente, un esperimento interessante e, nella sua anima Bundesbank, un utile argine ideologico ai possibili abusi di potere delle banche centrali nel caso prendano troppo gusto nella creazione di nuova moneta.

(Nella foto: Corso Somalia 55, Mogadishu. La sede restaurata della banca centrale)
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