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Fiat-Chrysler: la tombolata dell’anno zero di un nuovo corso

Evviva! Gli azionisti, vecchi e nuovi, anziché investire nell'azienda la spremono. Serve una strategia d’attacco, che cambi ancora una volta i paradigmi tradizionali della struttura del mercato.

Evviva! Gli azionisti, vecchi e nuovi, anziché investire nell'azienda la spremono. Serve una strategia d'attacco, che cambi ancora una volta i paradigmi tradizionali della struttura del mercato.

Basta una sola frase: l'acquisizione del 100% di Chrysler da parte di Fiat è cosa fatta, la fusione societaria è alle porte, ma il piano industriale non c'è ancora.

Sergio Marchionne l'aveva detto: se Veba voleva davvero 5 miliardi per vendere a Fiat la sua quota del 41% di Chrysler, avrebbe dovuto comprarsi un biglietto della lotteria. E così hanno fatto tombola insieme: il fondo dei sindacati americani, Veba, ha venduto la sua quota della Chrysler ad un prezzo sostanzialmente in linea con le richieste, Fiat ha usato con larghezza la liquidità di cassa della Chrysler per pagare il partner, e adesso che si è pronti per la fusione viene il bello: di modelli di punta, di quelli che fanno girare la testa agli automobilisti e soprattutto gli impianti, ce ne sono due soli, Jeep e 500.

Del resto, c'è ancora ben poco: basta pensare alla nuova Lancia Thema, che di numeri ne ha fatti ben pochi, anche se viene proposta ad un prezzo più che abbordabile. Già a vederla sembra quel che è: un ircocervo, una macchinona carrozzata all'americana con la meccanica di origine italiana. Niente a che vedere con il lancio dell'originale, celebrato da un LP in cui Mina dava il meglio di sé. Altri tempi, per la Lancia e per l'Italia: solo Mina continua a stupire i fans, rispondendo su una rivista alle lettere dei lettori con una verve invidiabile ed una prosa stupefacente per la varietà di stili.

Anche la 500L, con gli ormoni della crescita, ha perso quell'aria sbarazzina e quel look disneyano che colpisce chiunque al solo guardarne il muso: basta disegnare due ciglia finte sui fanali, per vedere apparire Minnie. Neppure la Maserati Quattroporte è riuscita a creare il miracolo della Biturbo dei tempi di De Tomaso. Al doppio brand Fiat-Chrysler, manca fascino, che sta invece tutto sotto, nei marchi: da Jeep a Lancia, da Maserati ad Alfa Romeo. Da soli ognuno di essi, potrebbe sviluppare un'intera gamma di modelli. Di gamma alta, s'intende.

Negli anni '50, l'Italia era la Cina d'Europa: vendevamo auto piccole a basso costo, approfittando di un costo del lavoro conveniente. Nei prossimi anni, l'unico mercato che si svilupperà sarà quello cinese: serve una strategia nuova, in cui l'industria dell'auto si divide in un segmento che progetta i modelli e produce i motori, e l'altro che si limita al montaggio. Un franchising aggiornato, con i controlli di qualità se servono a garantire i clienti.

Fiat-Chrysler: all'anno zero, di un nuovo inizio.
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