Facebook Pixel
Milano 17-apr
33.632,71 0,00%
Nasdaq 17-apr
17.493,62 -1,24%
Dow Jones 17-apr
37.753,31 -0,12%
Londra 17-apr
7.847,99 0,00%
Francoforte 17-apr
17.770,02 0,00%

Emergenti

Quelle sottili differenze tra la Polonia e la Guinea Bissau.

Questi due potenti fattori di crescita sono ora esauriti per sempre, si sostiene. La Cina ha già stabilizzato la sua domanda di materie prime e inizierà a ridurla nel prossimo decennio quando volgerà al termine il suo programma di inurbamento. Quanto al credito, come ben sappiamo nell'Occidente indebitato fino al collo, a un certo punto si raggiunge un limite. Oltre questo limite c'è prima l'instabilità e poi il collasso.

A parte la Cina (su cui pende comunque un grosso punto di domanda) la storia dei Bric è dunque una bella favola con la quale Jim O'Neill si è conquistato uno spazio nelle enciclopedie del futuro, ma non è nulla di più. La Russia è poco più che un'Arabia Saudita fredda che si regge su petrolio e gas. Il Brasile è tornato a essere il paese dell'eterno futuro che è sempre stato e crescerà a fatica del 2 per cento all'anno per il prossimo triennio, meno degli Stati Uniti. Per non parlare dell'India, che con la riconquista del potere da parte di un Partito del Congresso ritornato a sua volta ai fasti burocratici, impiccioni e iperregolatori dell'era pre-Rajiv ha smorzato e spento in poco tempo quella che era sembrata per qualche anno una seconda Cina.

Il parlamento della Guinea BissauE poi gli agitati e i malati, alcuni molto gravi. L'Ucraina, il Venezuela, l'Argentina, la Thailandia, l'Egitto, la Turchia. E gli impantanati in modelli sbagliati come l'Indonesia o il Sud Africa. Paesi non enormi, certo, ma potenzialmente capaci di creare problemi all'intera classe degli emergenti e magari anche a noi.

A questa si contrappone, minoritaria, una visione costruttiva. Con tutti i loro problemi, si dice, gli emergenti continuano a crescere mediamente più di noi. Molti dei paesi più chiacchierati andranno incontro nei prossimi mesi a scadenze elettorali (Turchia, India, Brasile, Argentina, Thailandia) e in alcuni di questi c'è la possibilità o di una stabilizzazione (Turchia) o di una svolta positiva (India, Argentina). C'è poi una seconda fila di paesi seri e stabili che continuano a crescere molto e bene, dal Messico alle Filippine alla Colombia o al Perù. Senza dimenticare un'Africa vivace, esuberante e perfettamente a suo agio nel capitalismo in quella fascia intermedia che va dal Ghana e dalla Nigeria fino al Kenya e al Mozambico.

È negli emergenti, si dice, che è rimasto l'ultimo valore. In un mondo di bolle che un giorno si sgonfieranno questi paesi hanno sistemi bancari generalmente sani (salvo eccezioni, naturalmente), valute ritornate competitive, classi medie ancora in espansione, inflazione ragionevole (non in Argentina, certo), ampie risorse minerarie. Il tutto viene poi venduto in borse dai multipli invitanti che verranno prima o poi riscoperte una volta che anche Europa e Giappone si saranno allineati alle alte valutazioni americane. A quel punto, con ancora molta liquidità in giro, gli investitori, volenti o nolenti, saranno costretti a riconsiderare gli emergenti. Meglio dunque anticiparli e comprare fin da subito, scegliendo bene e con calma.

Quanto alla paura del tapering, si sostiene, è presto per farsela venire. Fra un anno i tassi saranno a zero come adesso e in ogni caso la fuga dagli emergenti c'è già stata e non potrà ripetersi.

(Nella foto: Il parlamento della Guinea Bissau)
Condividi
"
Altri Top Mind
```