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La fabbrica della liquidità

La Banca del Giappone sostituisce la Fed, non resteremo a secco.

Dall'inizio dell'anno l'SP 500 guadagna l'1.2 per cento. Non è molto, ma quello che colpisce è la sensazione di invulnerabilità che il mercato trasmette. La crisi ucraina, che alcuni commentatori incauti hanno visto a un certo punto come l'inizio della terza guerra mondiale, ha causato una correzione irrisoria dell'uno per cento, immediatamente recuperato non appena la crisi è stata declassata da globale a regionale. Che la borsa americana sia attraversata da un senso di onnipotenza lo si capisce anche dalle reazioni ai dati macro deludenti, comunque positive.

La borsa giapponese, per contro, perde quest'anno il 7.1 per cento e mentre Wall Street pregusta ulteriori grandi balzi non appena la primavera farà risalire i dati macro, a Tokyo si teme il peggio se gli investitori stranieri si stancheranno di aspettare le riforme strutturali promesse da Abe proprio mentre l'aumento dell'Iva farà scendere i consumi.

In effetti il piano riformatore di Abe sta attraversando una fase delicata. La massiccia svalutazione dello yen ha dato una scossa elettrica a competitività, profitti, sentiment delle imprese e quotazioni di borsa (almeno fino a dicembre). La parte facile del programma ha dunque funzionato molto bene. La parte difficile si sta però rivelando ancora più ardua del previsto.

Abe vuole che le imprese aumentino i salari dei loro dipendenti. Le imprese fanno resistenza, perché non sono convinte della tenuta nel tempo di Abe e del suo programma. Abe vuole accelerare la realizzazione della Trans Pacific Partnership, un mercato comune tra Stati Uniti e Asia (ex Cina) che stimolerebbe la crescita e risveglierebbe lo spirito competitivo di tutti i partner. In questo caso è l'amministrazione Obama a rallentare l'ambizioso progetto. Nel caso infine delle lobby da ridimensionare, si discute molto ma, per il momento, i successi sono pochi.

Gli investitori stranieri sono molto sensibili alle riforme strutturali. Lo vediamo anche in Italia, dove la riforma del lavoro è vista dall'estero come il vero banco di prova del nuovo governo. Richard Koo nota però, non senza qualche ragione, che gli interventi strutturali producono effetti solo nel lungo periodo. Nel breve gli investitori dovrebbero invece privilegiare la politica monetaria, la politica fiscale e il cambio.

(Nella foto: Un diverso concetto di liquidità. Le porzioni di McDonald’s in America e in Giappone)
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