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La nuova tassa sulle rendite finanziarie

Il governo ha deciso di alzare l'aliquota secca sulle rendite finanziarie dal 20 al 26% tranne che per gli interessi dei titoli del debito pubblico.

In un confronto operato dal Sole 24 Ore si prendono in considerazione i regimi fiscali delle plusvalenze sulle azioni, dei dividendi e degli interessi dei titoli di Stato in 4 paesi europei: Francia, Spagna, Inghilterra e Germania. Con riguardo ai primi si vede che, intanto, in Francia ed in Inghilterra ci sono degli abbattimenti anche in funzione del periodo di detenzione delle azioni per distinguere tra risparmiatori e c.d. speculatori; nei primi tre Paesi il trattamento in vario modo persegue il principio di progressività; in Germania l'aliquota del 26,375% (compresa la tassa di solidarietà) è secca, ma chi paga un imposta sul reddito con aliquota inferiore al 25% può chiedere la differenza.

Ora se teniamo conto che attualmente i capital gains di borsa pagano la Tobin Tax – che paradossalmente esenta quelli che aprono e chiudono operazioni giornalmente - e una minipatrimoniale del 2 per mille sul valore dell'investimento attraverso l'imposta di bollo, l'Italia andrebbe a prelevare un'imposta nell'ordine del 30% e oltre. È troppo o è poco? Secondo me, è troppo. Perché penalizza quel dieci per cento delle famiglie che investono in attività finanziarie e sono diverse dal decile più alto che detiene il 46% della ricchezza del Paese.

Per spiegare meglio il problema la nuova aliquota secca di base e senza abbattimenti nell'ordine del 30% va confrontata non con l'aliquota marginale più alta dell'Irpef (43%), ma con l'aliquota media effettiva del 20% che incide sul reddito medio pro-capite dell'italiano (25.000 euro), con il 23-24% che è l'aliquota media effettiva di tutto il gettito Irpef rapportato all'imponibile dichiarato; con il 32-33% che è l'aliquota media effettiva prelevata su un reddito dichiarato di 70-75 mila euro.

Ovviamente sto parlando di redditi dichiarati e non di capacità contributiva effettiva di quelli che evadono, eludono e erodono il loro carico di imposta attraverso veli societari, suddivisione del reddito con familiari e/o di soggetti complessi che hanno visto crescere progressivamente i loro patrimoni.

Anche sui dividendi e sugli interessi dei titoli di Stato nei quattro paesi indicati ci sono sistemi misti che perseguono la progressività o con abbattimenti alla base o con l'inclusione di queste voci nella dichiarazione dei redditi. Quindi concordo con quanti ritengono che l'innalzamento della ritenuta secca dal 20 al 26% non solo non allinea la tassazione delle rendite finanziarie a quella dei principali paesi europei, ma rischia di risultare la più esosa e, probabilmente, più iniqua ed inefficiente. Voglio sperare che non incentivi l'ennesima fuga di capitali mentre lo stesso governo punta a farli rientrare.

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