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Ucraina: l'Europa paga e Mosca incassa

Mentre gli aiuti finanziari all’Ucraina graveranno integralmente sul FMI e sulla Unione Europea, a Mosca tornano la Crimea con le basi navali, le riserve sottomarine di gas e le entrate del turismo. Difficile fare peggio.

Poi tutto è precipitato. Durante lo svolgimento delle Olimpiadi invernali tenutesi a Sochi, una località russa sul Mar Nero giusto di fronte alla Crimea, ci sono state le sommosse di piazza che hanno provocato la fuga all'estero del Premier ucraino, palesemente filorusso. Quindi, la nomina di un governo provvisorio con la richiesta di aiuti finanziari al FMI, ma di rimbalzo c'è stata la determinazione della Crimea di svolgere un referendum popolare sulla permanenza o meno nell'ambito dell'Ucraina e l'adesione alla Russia.

Il risultato è che, di fatto per l'Occidente ma anche di diritto secondo Mosca, la Crimea ormai è tornata a far parte della Russia. Il pendolo della Storia oscilla all'indietro esattamente sessant'anni dopo il regalo che l'ucraino Krusciov, allora potentissimo Segretario Generale del Partito Comunista Sovietico, aveva fatto ai suoi concittadini nel 1954. Fu allora, nel trecentesimo anniversario della appartenenza della Crimea alla Russia, che Krusciov dichiarò che la penisola Crimea cessava di far parte della Repubblica sovietica russa per ricongiungersi alla Ucraina.

Il fatto è che oggi la Russia ha messo a segno molti punti a suo favore: ha mantenuto la base navale di Sebastopoli; non deve nemmeno praticare lo sconto sulle forniture di gas praticato in conto dell'affitto; ci sono poi una serie di giacimenti sottomarini di gas tutto intorno alla penisola Crimea, e sarà difficile che si consideri quell'area come appartenente al diritto di sfruttamento economico esclusivo della Ucraina e non della Russia; terrà per sé le entrate cospicue derivanti dal turismo in Crimea.

Le parti si sono rovesciate. Una volta, le rivolte di piazza erano sostenute dagli agit-prop comunisti che riuscivano a mandare via i governanti filo-borghesi. Una volta, era la Russia che sosteneva i regimi comunisti dei Paesi circostanti e non, foraggiandoli di risorse. Stavolta, invece, è stata la stampa dei Paesi occidentali a tifare per le rivolte di piazza, capaci di scalzare i governi ufficiali dopo giorni di scontri durissimi. Stavolta è l'Occidente a dover mettere la mano al portafogli per soddisfare esigenze politico-strategiche, svenandosi.

L'Unione europea ha voluto strafare; pretendeva a tutti i costi che l'Ucraina si avvicinasse a lei, staccandosi dalla orbita russa. L'Ucraina si è lacerata, ma all'Occidente è rimasto l'osso mentre la polpa è andata alla Russia. Un capolavoro strategico, diplomatico e finanziario. Come Waterloo, dipende da che parte si sta.
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