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Nervoso ma solido

La volatilità non è necessariamente associata a debolezza.

Dal canto loro i bond, le vittime designate della Grande Rotazione verso l'equity, offrono un ritorno da inizio anno superiore al tre per cento in praticamente tutte le loro classi (governativi, corporate, emergenti). Quanto alle borse emergenti, che a gennaio perdevano anche più del 10 per cento e sembravano destinate a un bear market duro, è di qualche conforto constatare che il Brasile, in euro, è in rialzo del 3.6 per cento, mentre l'SP 500 perde lo 0.3. Altro caso interessante è la Turchia. Il paese non è precipitato nel caos (come da più parti si era temuto) e Istanbul guadagna quasi il 7 per cento in euro. Meno dei nuovi poveri dell'Eurozona (12.3 il Portogallo, 13.5 l'Italia e 17.5 la Slovenia), ma certamente meglio della florida Germania, che perde il 2.5.

Lo skyline di DonetskSi conferma con questi dati la tesi che la fine dell'anno, il periodo in cui tutti si lanciano in previsioni, è il peggiore momento per questa incauta attività. Le visioni del futuro, in dicembre, sono essenzialmente estrapolazioni del presente o, meglio ancora, del passato prossimo. Qualche volta funziona, naturalmente, ma è meglio confrontarsi sempre con la realtà.

La realtà del 2013, giova ricordarlo, è stata quella di un rialzo del 30 per cento sulle grandi borse. Una fase di digestione e di sistemazione, dopo la grande galoppata, fa solo bene. Lo stesso vale, visto al contrario, per gli asset che sono stati troppo penalizzati nel 2013, come l'oro. Questo primo terzo di 2014, quindi, non ha una natura estrapolativa ma compensativa e risarcitoria.

(Nella foto: Lo skyline di Donetsk)
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