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Nervoso ma solido

La volatilità non è necessariamente associata a debolezza.

Il livello di 1850 sull'SP 500 è ben scelto e ben difendibile. Indica una moderata sopravvalutazione se si ragiona astrattamente. Se però si storicizza, se si colloca cioè 1850 in un contesto straordinario di tassi a zero e di Qe globale, la valutazione diventa praticamente perfetta. Se poi si considera che la crescita, dopo un primo trimestre meno deludente del previsto, sta già dando segni di forte accelerazione, si può anche dire che nel breve termine c'è lo spazio per ritentare, questa volta con successo, il superamento di quota 1900. Insomma, mentre solitamente si associa il nervosismo (caratteristica dei mercati in questi ultimi mesi) con la fragilità, in questo caso si può parlare legittimamente di nervosismo nella solidità.

Il monumento al minatore, simbolo di DonetskLa conferma di un mercato rimasto ancorato a sani principi viene dalla natura selettiva dell'ultima correzione, che ha investito tecnologia e biotech, due settori in cui si annidano alcune società (una minoranza) con valutazioni francamente oniriche. La severità è stata perfino eccessiva, perché ha coinvolto titoli sani e a bassa valutazione. Anche sulle banche ci si è accaniti, punendole per mancanze che erano già attese e scontate da molto tempo.

All'ipotesi di un mercato pronto a tentare nuovi massimi possono essere fatte due obiezioni, una importante e l'altra ancora di più.

La prima è che in questo secondo semestre la crescita si indebolirà in Germania e in Giappone. Nel primo caso è un fatto semplicemente stagionale, nel secondo è l'effetto negativo dell'aumento dell'Iva. La controbiezione è che si parte, almeno tra gli economisti, da aspettative basse, in particolare nel caso giapponese. A questo si può aggiungere che in questo trimestre, oltre all'America, anche la Cina accelererà. Nella psicologia dei mercati l'America conta più dell'Europa e la Cina conta più del Giappone.

La seconda obiezione è che su tutto pende la spada di Damocle della crisi ucraina con il suo possibile corollario di sanzioni economiche e controsanzioni fino ad arrivare, nel caso estremo, a un'interruzione delle forniture di gas russo all'Europa.

(Nella foto: Il monumento al minatore, simbolo di Donetsk)
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