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Vortici e spirali

La Grande Rotazione è bloccata, si scatena la Piccola Rotazione

Prendendo quasi a caso un paio di esempi, a un'Amazon che negli ultimi tre mesi ha perso un terzo del suo valore di borsa corrisponde una Petrobras cresciuta del 50 per cento in sei settimane. Ripetiamo, sono società che capitalizzano più di 100 miliardi e alle quali, se non ci è sfuggito qualcosa, non è successo praticamente nulla di straordinario.

Una prima considerazione salta agli occhi. Chi vende un titolo, di questi tempi, ne compera immediatamente un altro. L'immobilità di grandi indici come quelli di New York, Londra o Francoforte, tutti invariati da inizio anno, segnala che la Grande Rotazione dai bond all'equity si è fermata. Nessun dollaro, euro o sterlina entra in borsa ma, d'altra parte, nessuno ne esce.

Lo scalone a spirale del Museo dell'Art Nouveau di RigaUna seconda considerazione è che le violente rotazioni in corso sotto la superficie calma e piatta del mercato segnalano un primo passaggio dall'onirico al reale o, se vogliamo dirlo più tecnicamente, dal concettuale al fondamentale. Altri passaggi, nella stessa direzione, avverranno nei prossimi 12-18 mesi.

Con i tassi a zero, il Qe e le varie put di Bernanke/Yellen e di Draghi, i mercati finanziari hanno vissuto dal 2009 e in parte continuano a vivere in un universo parallelo protetto e insonorizzato, un grande bozzolo caldo e morbido che fa filtrare solo un'eco attutita dei suoni e dei colori del mondo esterno.

Dentro il bozzolo i mercati, ai quali ha continuato ad affluire copiosa la liquidità creata dalle banche centrali, hanno elaborato in questi anni una rappresentazione del mondo semplificata e astratta che partiva dai grandi concetti e non dai bilanci societari. I tassi a zero e la crescita bassissima sono stati vissuti come un dato permanente del nuovo mondo. D'incanto la metrica classica del rapporto tra prezzo e utili (o tra prezzo e cash flow) è stata messa da parte. A sostituirla è stata, in un mondo a tasso zero, il dividendo. Le azioni, in altre parole, hanno cominciato a essere vissute come obbligazioni. Il payout, il rapporto tra dividendo e utile, è stato dimenticato. A un obbligazionista, del resto, non importa troppo se il coupon che riceve assorbe o meno tutto il cash flow del debitore. Quello che conta è che il coupon sia pagato.

(Nella foto: Lo scalone a spirale del Museo dell’Art Nouveau di Riga. Lettonia)
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