Facebook Pixel
Milano 19-apr
33.922,16 +0,12%
Nasdaq 19-apr
17.037,65 -2,05%
Dow Jones 19-apr
37.986,4 +0,56%
Londra 19-apr
7.895,85 +0,24%
Francoforte 19-apr
17.737,36 -0,56%

La petrovaluta

Più opportunità che rischi per il dollaro.

Il risultato di questa divergenza è già evidente nell'andamento dell'inflazione, stabile sui minimi in Europa e in decisa ripresa in America. L'inizio di un ciclo di rialzo dei tassi, negli Stati Uniti, è solo questione di tempo (da 6 a 12 mesi). In Europa, come in Giappone, avremo tassi a zero a perdita d'occhio.

In un mondo tanto affamato di rendimento da comprarsi i bond appena emessi dalla Giamaica (un paese in default 14 volte negli ultimi trent'anni), un differenziale di tassi tra Europa e America in costante crescita da qui al 2017 non passerà inosservato.

Anche l’Unione Sovietica partecipò ai lavori di Bretton WoodsCi sono poi altri tre fattori che dovrebbero sostenere il dollaro rispetto all'euro. Il primo è la possibilità concreta che l'inizio di un ciclo di rialzo dei tassi metta sotto pressione gli spread sul debito italiano e francese. Il secondo è che la Bce, per prevenire il rialzo degli spread, vari a fine anno un programma di Quantitative easing.

Il terzo fattore, che si tende spesso a dimenticare, è che il dollaro è ormai una petrovaluta. Nell'oceano dell'economia americana il vasto mare dei fossili non convenzionali che stanno entrando in produzione non è visibile come meriterebbe, ma ha già creato due milioni di posti di lavoro dopo la Grande Recessione e altrettanti ne genererà di qui a fine decennio. Le importazioni americane di fossili sono in caduta libera e il disavanzo delle partite correnti va nella stessa direzione. Era sopra il 7 per cento nel decennio scorso, è stato del 2.4 nel 2013 e scenderà all'1.4 fra due anni.

(Nella foto: Anche l’Unione Sovietica partecipò ai lavori di Bretton Woods)
Condividi
"
Altri Top Mind
```