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I Postmoderni

Il referendum scozzese e le sue conseguenze globali.

Il moderno teorizza l’autodeterminazione dei popoli, che diventa con il Trattato di Versailles del 1919 il principio su cui si incardina il nuovo diritto internazionale. Chi sia popolo e chi non lo sia è determinato dalla storia. La storia, in quanto surrogato della natura, dà oggettività al concetto di nazione. Chi ha continuità di lingua, istituzioni e cultura dalla notte dei tempi (in pratica dal Medio Evo) ha diritto a sovranità e territorio, gli altri no.

Il referendum scozzese del 18 settembre è il primo a basarsi invece su un’idea postmoderna di popolo. È popolo qualsiasi insieme di persone che voglia definirsi tale.

Maria Stuarda di ScoziaSi dirà che una base oggettiva per definirsi nazione in questo caso c’è, perché gli scozzesi sono celti e pronunciano la erre, mentre gli inglesi sono un incrocio di celti e germanico-vichinghi e non pronunciano la erre. Anche i francesi del sud, però, sono celti e non pronunciano i suoni nasali, mentre quelli del nord sono celto-germanico-vichinghi e nasalizzano tutto quello che possono. I francesi del sud, oltretutto, furono annessi per via dinastica o militare, senza essere mai stati consultati. La borghesia scozzese fu invece ben lieta di unirsi all’Inghilterra perché Londra la salvò dalla bancarotta che la Scozia si era autoinflitta con una dissennata operazione coloniale in America Centrale.

Qualunque sia il risultato del referendum, il solo fatto che si tenga crea un precedente di grande portata storica, perché da oggi qualsiasi gruppo di persone all’interno di una struttura statuale è legittimato a chiederne la disgregazione senza fare ricorso alla forza.

Stratfor, un sito americano di intelligence e analisi strategica solitamente distaccato e blasé, sostiene che l’indipendenza scozzese avrà ripercussioni inimmaginabili sul sistema globale e in qualsiasi angolo del pianeta. Una volta stabilita la violabilità dei confini è come se si aprisse un vaso di Pandora.

Dal canto suo Anatole Kaletsky, un autorevole commentatore sempre incline all’ottimismo, traccia un quadro cupo in caso di vittoria degli indipendentisti. Dimissioni immediate di Cameron (e, aggiungiamo, del capo dell’opposizione Miliband), nuovo governo laburista tutto tasse, recessione, crisi istituzionale per almeno due anni, uscita dell’Inghilterra dall’Unione Europea nel 2017.
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