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Le due scacchiere

I tempi e i modi del Qe saranno decisi da quelli della crisi ucraina

È in questo contesto storico che va letto lo scontro tra Berlino e Mosca sull’Ucraina iniziato in gennaio. Sia nel caso della Merkel sia in quello di Putin ci troviamo di fronte a figure fredde e razionali, ma il fatto che lo scontro abbia le forme di una partita a scacchi e che il piano militare sia mantenuto a bassa intensità non deve trarre in inganno sulla sua durezza. I due avversari non vogliono farsi troppo male ed esitano ad alzare troppo il tiro. Putin ha a che fare con un’economia indebolita dalle fughe di capitali e dal petrolio in caduta. La Merkel deve limitare i danni che le sanzioni infliggono a un’Eurozona che non può permettersi una nuova recessione, pena la dissoluzione. Gli spazi di manovra per i due contendenti sono angusti, la volontà di conquistarli è forte.

Ottone IV di Brandeburgo gioca a scacchiInvestitori e trader leggono come parallele e quindi non comunicanti le vicende geopolitiche e la saga del Quantitative easing europeo. Danno troppo peso al teatrino di Weidmann, finto oppositore radicale del Qe, e sottovalutano la questione ucraina, considerandola solo nei momenti in cui raggiunge le prime pagine dei giornali occidentali.

Nella testa della Merkel la sopravvivenza dell’Eurozona (almeno fino alla fine del suo mandato) e il mantenimento di gran parte dell’Ucraina nella sua sfera d’influenza sono due priorità che interferiscono tra loro e che richiedono una gestione unificata.

La Merkel, in effetti, si è data un obiettivo estremamente ambizioso. Piegare Putin senza danneggiare troppo l’Eurozona richiede di per sé doti di equilibrio e grande capacità tattica. Farlo senza mettere nemmeno un fucile in Ucraina e nemmeno un euro sia in Ucraina, dove i soldi li mettono gli americani, sia in Europa, dove li mette la BCE (per ora soprattutto a parole), è quasi diabolico.
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