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La Finanza "pietra filosofale" e l'uomo cosa

La natura dell'uomo sembra perennemente sospesa tra la materia e lo spirito, tra il mortale e l'immortale, tra il bene ed il male

La prevalente cultura tecnico-razionale ed il suo pensiero unico ci fanno vedere solo il futuro che, grazie alla "tecknè" sembra essere garanzia di felicità, in questo abbiamo perso la capacità di leggere la Storia ed i segni dei tempi e non riusciamo a collegare le cause e gli effetti della nostra storia. Continuiamo ad arrovellarci su come affrontare un crisi che continuiamo a considerareeconomica e non riusciamo a capire che le sue radici sono lontane nel tempo, in un pensiero che attraverso i secoli ha affermato come verità solo quella sensibile e misurabile arrivando a legittimare un modello contro la natura dell'uomo.

Facciamo fatica a capire e sentire che ci troviamo di fronte ad una crisi antropologica, una delle grandi transizioni della storia dell'uomo quando ad una cultura ne subentra un'altra. Il ruolo attribuito dalla conoscenza alla finanza come valore morale – pietra filosofale - è, forse, l'elemento di accelerazione di un epilogo che sembra portare tutti contro tutti; l'arcano rivestito di magia ed inserito nella natura dell'uomo, ma contrario alla stessa diventa sempre il suo dramma.

L'evoluzione del modello socioculturale che stiamo vivendo nella fase di maggiore drammaticità, probabilmente nella sua fine, ha avuto un percorso di formazione lontano nella storia a partire dal campo della speculazione da Kant che con l'enunciato dell'autocritica afferma che la ragione fa della propria finitezza e del carattere assoluto (infinito) della libertà un punto di partenza decisivo che sarà ripreso da Hegel e dall'idealismo tedesco. Il regno della natura diventa, in questo modo, prima con Fichte, speculativamente, e poi con Marx praticamente ed in modo sempre più tecnico il materiale e la miniera dell'umanizzazione e della autorealizzazione dell'uomo senza mediazione del divino. In questo processo l'uomo si fa signore della natura che, essendo per esso la sua meta perde il ruolo di "Madre Natura" come era rappresentata in una sorta di mediazione con il trascendente, espresso dall'aggettivo "naturale" che evidenzia l'armonia tra l'uomo ed il divino.

L'uomo razionale, quindi, si è affermato nella cultura e nel senso di onnipotenza dettata dalla conoscenza tecnica che da scienza strumentale è diventata scienza morale e finalistica; per dirla con Pascal "l'esprit de geometrie" si è lasciato alle spalle "l'esprit de finesse". Oggi, come afferma Emanuele Severino, l'uomo rivolge alla medicina le domande sulla vita che una volta faceva alla filosofia, alla mitologia ed alla religione. L'evoluzione culturale ha toccato anche il DNA dell'economia che da scienza sociale e morale è diventata scienza esatta da studiarsi con l'abito mentale di chi studia le scienze positive cioè solo su ciò che è misurabile separando così l'uomo dalla sua anima e disumanizzandolo. Da "homo faber" l'uomo diventa "homo materia" cioè una cosa; una scelta fatale come diceva F. von Hayek perché gran parte dei fenomeni in economia, spesso i più rilevanti, non sono misurabili ed in questo modo il campo d'indagine viene innaturalmente limitato e ci preparerà per la non-verità della finanza.

Prima il fine dell'economia era esterno ad essa, cioè la società giusta, ora il fine è interno ed è l'economia stessa; abbiamo scambiato i fini con i mezzi e separato l'uomo dalla sua anima facendolo diventare un mezzo, una "cosa" al traino dell'economia prima ma poi in modo assoluto al servizio della finanza; l'uomo cessa di essere il fine ed il centro del nostro interesse. Il nuovo fine, considerato verità incontrovertibile, va perseguito con ogni mezzo che si ritenga adeguato a realizzarlo, quindi prima la deregulation poi con la finanza senza regole si afferma e si giustifica un neoliberismo sfrenato, anche questo assunto come fine, che porta al collasso i sistemi sociali ed allo scontro globale. Il modello culturale non si è arrestato di fronte a nulla anche quando l'evidenza dei fatti era ed è schiacciante; la legittimazione con l'assegnazione dei premi "Nobel" alla teoria dell'approccio razionale e dell'infallibilità dei mercati ha fatto assumere alla finanza il ruolo di "pietra filosofale" che ha stordito e ipnotizzati tutti rendendoci incapaci di un pensiero critico. La finanza ha aperto la gabbia dell'ancestrale tigre che rappresenta l'illimitata avidità umana e finisce per normalizzare comportamenti illeciti ed antiumanitari pur di realizzare i suoi fini.

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