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Ora tocca a noi

Pur svantaggiata strutturalmente, l’Europa è ciclicamente interessante

In Europa, al contrario, per limitare la portata dell’OMT (la possibilità di acquisti discrezionali di titoli pubblici di questo o quello stato da parte della Bce) la politica tedesca si è nascosta dietro il ricorso alla magistratura. Il risultato è che l’OMT, deciso nell’estate 2012, è ancora nel limbo. La Corte di Giustizia europea si esprimerà definitivamente solo nell’autunno 2015, dopodiché il caso ritornerà all’esame della Corte costituzionale tedesca, che si prenderà qualche altro mese per pronunciarsi.

Quattro anni per decidere di uno strumento di pronto soccorso danno l’idea di due cose. La prima è la differenza strutturale tra un’America che i problemi li affronta di petto e un’Europa che li affronta in tribunale. La seconda è che il dominio politico tedesco sull’Eurozona si poggia non sulla chiarezza dei principi ma, al contrario, su un uso discrezionale degli stessi. Se l’OMT dovesse fare comodo a Berlino, la si troverebbe già pronta e approvata dalla Bce. Se invece non dovesse piacere, la si bloccherebbe sostenendo l’opportunità di attendere il verdetto della corte. Che sia stata la stessa Corte di Giustizia a sostenere che non spetta ai giudici occuparsi di politica monetaria è del resto indicativo di quanto siano speciose certe argomentazioni tedesche.

Grossmarkthalle dopo la ristrutturazioneL’ambiguità tedesca la ritroveremo nel Quantitative easing europeo che Draghi quasi certamente annuncerà il 22 gennaio. Non vedremo l’entusiasmo del Giappone, che ha ormai deciso in cuor suo di risolvere con la monetizzazione e la svalutazione permanenti i suoi problemi. Vedremo invece un Qe con il freno a mano tirato e una Germania immusonita che cercherà in tutti i modi di screditarlo e limitarlo.

In realtà il governo tedesco ha già accettato da tempo l’idea del Quantitative easing. L’indebolimento dell’euro, accelerato dalla prospettiva del Qe, è visto bene a Berlino. La Germania cercherà però di atteggiarsi a vittima e manterrà di fatto un potere di veto su importi e durata. Per questo, probabilmente, la reazione positiva dei mercati dal 22 in avanti sarà meno travolgente di quella che abbiamo visto in casi analoghi in America e in Giappone. Senza contare che già il 25 gennaio avremo una Grecia governata da Tsipras. Niente di tragico, per carità, ma un argomento in più per quelli che sostengono che l’Europa, per chi investe, è solo una trappola piena di incognite e di insidie.
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