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Appunti e spunti

Petrolio, Ucraina, Grecia, Treasuries, borse e dollaro

Ucraina. Il cambio di regime compie un anno. In questi dodici mesi la situazione è andata gradualmente ma continuamente peggiorando sul piano militare, economico e strategico. Il debito di Kiev ha ormai superato il 60 per cento del Pil e questo dà a Mosca, che a suo tempo aveva sottoscritto Eurobond ucraini, la facoltà di chiedere in qualsiasi momento il rimborso anticipato e spingere il paese verso il default. Una ristrutturazione dei bond ucraini appare sempre più probabile. Se il cessate il fuoco faticosamente concordato in queste ore non produrrà un risultato concreto in termini di federalizzazione dell’Ucraina, il conflitto continuerà a crescere d’intensità, si allargherà a tutta la costa settentrionale del Mare d’Azov e farà scattare altre sanzioni, sulle quali l’Europa si dividerà. Per il momento, nonostante i 40 miliardi che il Fondo Monetario ha messo a disposizione di Kiev, ci sembra prematuro assumere posizioni su asset russi o ucraini.

Gerhard Richter, ConstructionGrecia. L’aggressività di Tsipras e Varoufakis ha colto tutti di sorpresa. Da anni, tuttavia, giacciono nei cassetti studi di ogni genere su come risistemare il debito greco, riformare il fisco, deregolare e privatizzare. A chi volesse approfondire suggeriamo una visita al sito di Bruegel, un centro studi molto influente, che in questi giorni ha rinfrescato e aggiornato proiezioni e proposte molto dettagliate.

Sulla carta, dunque, non dovrebbe essere troppo difficile trovare un compromesso ragionevole. Ci potrebbero essere cambiamenti di facciata (l’Ocse al posto della Troika) un prestito ponte (concesso dal Fondo Monetario e non dall’Europa) un inasprimento fiscale per i greci più ricchi (anche se pochi di questi risiedono in Grecia) con cui finanziare un po’ di spesa sociale. Ci sarebbero poi un ammorbidimento sui tempi di raggiungimento degli obiettivi di avanzo primario, un abbassamento ulteriore degli interessi che la Grecia paga all’Europa e un altro spostamento in avanti delle scadenze del debito. Alla fine Tsipras si porterebbe a casa un discreto pacchetto di concessioni senza costringere l’Europa ad abiurare i suoi principi e il suo miliardo di regole.
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