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La bolla "speculativa" della politica

La crisi non è finanziaria ed economica, come continua ad essere percepita e raccontata, ma è antropologica...

Questa modalità emozionale dell’acquisto promossa da un’abile promozione pubblicitaria genera modelli di benessere illusorio perché consente al consumatore di associare il prodotto alla situazione di benessere ideale che lo accompagna; in questo modo aiuta il soggetto a comperare un’immagine di sé che non corrisponde alla realtà ma che ne anestetizza la percezione dolorosa di una vita troppo vuota di sentimenti. Freud aveva sinteticamente espresso questa propensione come il passaggio dal principio di piacere al principio di realtà; il bambino prima o poi deve scoprire che oltre al piacere esiste il dolore che lo spinge a ricercare un via di fuga nel mondo delle illusioni che si vogliono credere vere.

Tale modalità di comunicazione si è da tempo estesa alla comunicazione politica, indistintamente per partiti, se si possono ancora definire tali,che per paesi; i politici hanno imparato a fare appello ai desideri degli elettori invece di proporre politiche in cui credevano. Ma, oggi, ancora peggio una politica povera culturalmente di creatività finisce per essere ostaggio di poteri più alti che ne influenzano le decisioni per orientarle alla realizzazione dei loro interessi non sempre coincidenti con quelli del paese di riferimento.

Gli elettori, come una sorta di plancton in balia delle onde, finiscono per scegliere quei candidati che dicono quello che loro desiderano ma non necessariamente la verità, quella che sta dietro le notizie di comodo diffuse ogni giorno da una stampa capace di scrivere sotto dettatura ma non di pensare in un’autonomia intellettuale che sembra svanita nel nulla. In questo modo il consenso va crescendo, come nelle bolle finanziarie, ma su aspettative illusorie ma non realistiche ed i due fattori si alimentano a vicenda.

Come siamo lontani dai tempi di De Gasperi che esortava i suoi a promettere sempre meno di quello che erano sicuri di realizzare. Ma più si spinge in questa direzione più è necessario forzare e mascherare la realtà che diventa sempre più lontana così le aspettative promesse diventano come le bolle finanziarie e si forma la “bolla politica” che prima o poi inesorabilmente scoppia, facendo aumentare la distanza tra paese ed istituzioni. Già Toqueville rimarcava il rischio di un potere che penetrando insensibilmente nell’interiorità degli individui potesse dirigerne le azioni, orientarne le scelte ed indebolirne le volontà, in questo modo l’attenzione alla luce della luna distrae dal cambiamento che avviene sotto gli occhi ma non viene percepito perché troppo doloroso. In questo modo si forma una sorta di potere egemonico lontana dal senso di “societas” e da quello di collaborazione.
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