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Il DEF 2015 è roba da ragionieri micragnosi

Il governo è vittima della politica dell'austerità imposta dalla Merkel, dalla BCE e dalla sua stessa miopia

Semestre europeo e procedure interne di bilancio sono diventate una messa in scena inutile perché giocate su previsioni di per sé incerte e confuse, e se, a mezzo dell'interlocuzione tra gli esperti del MEF e quelli della Commissione europea, tagliano fuori il Parlamento italiano e le sue commissioni specializzate.

Un commentatore ha detto che si torna al cacciavite di Letta per allentare qualche vite, ma sappiamo che detta operazione non basta dopo cinque anni di depressione. Non basta se gli investimenti pubblici e privati restano insufficienti, se la domanda interna di consumi non basta per rilanciare la crescita e l'occupazione, se persino il programma garanzia giovani non funziona perché non c'è domanda di lavoro.

Il governo, insieme al DEF presenta il Programma nazionale di riforme, e qui torna il solito mantra delle riforme strutturali dettato dalla BCE e dalla Troika. Se il riferimento è quello della c.d. riforma del mercato del lavoro, non è vero che non si sono fatte le riforme. L'argomento è in grossa parte falso perché se stiamo ai fatti sappiamo che da venti anni si interviene con modifiche legislative che in alcuni casi hanno anche funzionato. Vedi le leggi o pacchetto Treu (del 24-06-1997, n. 196) e la legge Biagi (24-02-2003, n. 30). Poi si è intervenuti di nuovo con la legge Fornero e da ultimo con il Jobs Act . E' un fatto che nel 2007, prima dell'inizio della grande crisi, il tasso di disoccupazione era sceso al 6,7% mentre ora sta al 12,6% e non accenna a scendere. La legge Biagi aveva funzionato pur intervenendo in una fase storica di bassa crescita che ha ben altre cause di quelle relative ai contratti di lavoro. Se così, ben altri rimedi sono necessari in una situazione in cui le cause strutturali si sommano a quelle congiunturali.

Nel passato prima si affrontavano le crisi congiunturali e si rinviavano le riforme che dovevano affrontare i problemi strutturali. Più recentemente si è rovesciato l'approccio e per giunta nel mezzo della crisi più grave degli ultimi 70 anni. Si fa finta di affrontare i problemi strutturali e si trascurano quelli congiunturali. In realtà si affrontano male sia i primi che i secondi.
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