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Grecia

Merkel vs Tsipras, storie di gatti e di topi

Tsipras, dal canto suo, inizia a cuocere male nel suo brodo. Non ha molti spazi di manovra, ma non usa nemmeno quelli disponibili e non fa praticamente nulla sul fronte interno. Gioca tutto sul colpo grosso, strappare tantissimi soldi all’Europa o fare default. È la costruzione del socialismo con i soldi degli altri. Il teorico dei giochi Varoufakis sembra a tratti proporre una versione omeopatica e civilizzata del socialismo estorsivo nordcoreano, fare i matti e minacciare sfracelli per ottenere un po’ di soldi umanitari sottobanco.
In questo modo Tsipras dilapida rapidamente il capitale di simpatia con cui era partito e cessa di rappresentare un modello esportabile. Podemos, che aveva preso a correre forte nei sondaggi proponendo una versione spagnola dell’esperienza greca, ne viene danneggiato e inizia a perdere colpi. I governi europei mediterranei, che inizialmente avevano strizzato l’occhio a Tsipras e fatto un po’ di fronda, si riallineano con la Germania.

Hong Kong occupata dagli studentiLa Grecia rimane una spina nel fianco, ma è derubricata a problema locale. Ha ancora la possibilità di indebolire strutturalmente l’euro e l’Eurozona, ma non ha più quella di contagiare politicamente altri paesi e rendere ingovernabile il continente, un pericolo ancora più grave del primo agli occhi tedeschi.

Mantenere la Grecia in condizioni di mera sopravvivenza non è un problema per l’Europa. Il Pil greco, sempre più piccolo, è l’uno e mezzo per cento di quello europeo. La Banca di Grecia si può sostituire ai depositanti e la Bce si può sostituire alla Banca di Grecia. Il debito greco verso l’Europa può essere costantemente rifinanziato dall’Europa stessa. Nessuno toccherà Tsipras e se Tsipras vorrà fare qualche gesto clamoroso dovrà farselo da solo, pagandone il prezzo. Se vorrà invece limitarsi a vivere di sussidi, avrà i sussidi, ma non creerà crescita e chiuderà la sua esperienza magari fra mille anni, ma ingloriosamente.

Mercati. Gli utili americani stanno uscendo un po’ meglio del previsto e il dollaro forte sembra non averli danneggiati come si era pensato. Simmetricamente, però, è possibile che gli utili degli esportatori europei escano meno brillanti delle attese. Il fatto è che i riallineamenti valutari richiedono qualche trimestre per dispiegare i loro effetti. Le borse, invece, scontano questi effetti quasi istantaneamente. Una pausa nel rialzo europeo è dunque fisiologica e ci sarebbe stata comunque anche senza Grecia.

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