Facebook Pixel
Milano 17:35
34.271,12 -0,27%
Nasdaq 18:01
17.475,22 +0,02%
Dow Jones 18:01
38.372,43 -0,34%
Londra 17:35
8.040,38 -0,06%
Francoforte 17:35
18.088,7 -0,27%

I derivati di Stato: sottomissione, impreparazione ed opportunismo

La bolla da tempo annunciata dei "derivati di stato" si sta addensando sopra la nostra testa con rumori sinistri ed aspettative di alto rischio per la tenuta complessiva dei già precari conti pubblici

Dagli inizi degli anni settanta il campo della finanza diventò sempre più il gioco del monopoli con pochi vincitori e tanti sconfitti, la finanza contribuì a definire un ordine mondiale essendo usata come arma di dominio egemonico sia nei mercati che nell’indirizzare le scelte di geopolitica. Da allora le innumerevoli crisi finanziarie che si sono susseguite come un tremendo “tsunami“ – le crisi del petrolio (1973 e '79), black Monday (1988), banking strains (1991), dotcom-crash (2000) poi la bolla internet ed infine oggi - si sono sempre più allungate ed approfondite per scaricarsi con l’ultima tuttora in corso sul mondo intero e mettendo in discussione il senso della storia dell’uomo: siamo arrivati alla fine di un modello socioculturale che ci sta trascinando al caos. Il pifferaio magico ha portato il citizen-ship (la società gregge) alla fine della strada e dentro al fiume dove rischiamo di annegare. Gli Usa per primi stanno sperimentando l’effetto devastante di una finanza che sta portando la loro società ad un collasso socioculturale e non diversamente la Gran Bretagna. La svolta è avvenuta con la rapida implosione dell’impero russo che ha reso dominate quel modello culturale che aveva già affondato le radici in una progressiva erosione della democrazia politica a favore di un’oligarchia finanziaria: stava arrivando il momento dei derivati di stato.

Il paese già indebolito dalla crisi petrolifera si trovò ad affrontare un attacco speculativo della finanza funzionale ad indebolire la lira ed a compromettere la sua partecipazione allo SME; nel 1992 quasi contemporaneamente alla nomina del governo Amato, secondo la prassi sperimentata, Moody’s declassa a sorpresa il paese senza che gli equilibri di bilancio lo giustificassero, esattamente come nel settembre del 2011 quando S&P declassò di notte ed a sorpresa il paese. Il paese fu costretto ad inseguire la liquidità necessaria per fare fronte alla crisi creata con la vendita della aziende di stato (Il Britannia) e con la stipula di quei derivati di copertura che oggi ci sono sopra come la spada di Damocle; anche i depositi dei conti correnti contribuirono a ridurre l’effetto della mattanza. In condizioni di sudditanza e di fonte alla legittimazione accademica di questi nuovi strumenti finanziari ci siamo legati ad un debito il cui detentore ci tiene sotto scacco.

I “derivatives“ avevano già avuto il battesimo di fuoco nel crollo del Dow Jones il 19 ottobre 1987, le finanziarie acquistavano contratti a termine, i “futures“ non di ditte specifiche ma su interi indici borsistici, a valori inferiori ma anche superiori alle azioni stesse; la bolla speculativa si avvalse della tecnologia dei pc programmati per operare rapidamente in caso di discesa dei prezzi che mandarono in tilt il sistema. Era nata la nuova borsa simile a Las Vegas dove la gran parte delle scommesse non sono copbolerte, nasceva la trappola per gli stati e per i risparmiatori, la liquidità ed il credito facile avrebbero portato tutti all’indebitamento ed a gettarsi sul miracolo di una finanza che prometteva a tutti l’arricchimento facile, ma poi anche la garrota.

Gli anni novanta hanno preparato il terreno per il disastro del nuovo secolo e creato quella sudditanza verso un sapere che non ammetteva critiche; come si fa a non usare strumenti come i derivati fatti da fisici nucleari, matematici puri, statistici in un mondo siderale lontano dall’economia reale anni luce ma ricoperti dai nobel dall’Accademia – Merton e Scholes – nel 1977? Se lo dicono loro, anche se nessuno ne capisce nulla, perché non fidarsi? E qui sta la trappola mortale in cui siamo caduti preda di troppo opportunismo e di garanzie fasulle. All’inizio del secolo i derivati sarebbero diventati “commodities“ anche per le pubbliche amministrazioni locali in grado da garantire l’indebitamento senza sforare il patto di stabilità e così via tutti a farli tanto poi ci poteva essere il premio per il politico e la corruzione sarebbe dilagata.

La storia sta drammaticamente dimostrando che quelle operazioni erano fatte in contesti di assoluta asimmetria informativa, che la verità della razionalità dei mercati è priva di fondamento scientifico e che le banche d’affari possono manipolare fraudolentemente il mercato – lo spread ed il rating sono un gioco da “jukebox“; il Dipartimento di Giustizia Usa ha condannato per questo sia S&P che le principali banche d’affari di Wall Street.

Alla luce di queste considerazioni gli attuali contratti di derivati hanno una forma di debolezza nei contenuti tale da essere impugnati per la loro validità? Non possiamo andare avanti all’infinito con la pistola puntata alla tempia e nascondendo i problemi dietro un dito; “quod differtur non aufertur“.


Vedi anche:

Il mercato obbligazionario europeo si gonfia di debito americano

Condividi
"
Altri Top Mind
```