Intendiamoci, i bond non sono finiti. La loro non sarà una discesa lineare e ci saranno sempre momenti in cui un bravo gestore riuscirà a cogliere occasioni convenienti. Oggi, ad esempio, i decennali governativi americani, dopo la discesa delle ultime settimane, potrebbero essere interessanti, almeno per i prossimi tre-quattro mesi. Il punto però è proprio questo.
I bond non sono più un buy and hold ma uno strumento di trading da lasciare all'investitore professionale.
La rottura rappresentata dal momento attuale è duplice. In primo luogo è la fine di una fase di basso rischio e alto ritorno e l'inizio di una fase di alto rischio e basso ritorno. In secondo luogo da qui in avanti la strada dei bond e quella dell'azionario si separano.
I bond vanno verso un destino di ritorno molto basso o negativo.
L'azionario ha di fronte a sé molte più possibilità. Se la crescita sarà insufficiente l'azionario scenderà. Se sarà tiepida e se i tassi, di conseguenza, saliranno poco e lentamente, l'azionario continuerà a rivalutarsi. Se la crescita sarà forte e se i tassi si normalizzeranno velocemente, l'azionario attraverserà una fase intermedia di volatilità, ma ne uscirà alla fine verso l'alto. Come si vede, da qui in avanti, i bond saranno avvantaggiati rispetto all'equity solo nel caso si ricada in recessione. Nel caso, molto più probabile, di crescita debole o forte, l'azionario farà meglio.
In un mondo che si avvia verso una volatilità crescente e ritorni più bassi
la partita si giocherà quindi, sempre più, tra azioni da una parte e cash sicuro dall'altra. Non importa se il cash sicuro costa qualcosa in termini di rendimento negativo, quello che conta è che sia sempre disponibile per approfittare delle debolezze dell'azionario, che saranno tipicamente intense e brevi.
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