Lunedì, in caso di vittoria di misura, Tsipras tornerà a Bruxelles rinfrancato, ma non particolarmente forte. Se vorrà davvero rimanere nell'euro si troverà comunque con le casse vuote, i negozi e le pompe di benzina senza scorte e un malcontento crescente. Le borse europee perderanno parecchio, ma se ci sarà una ripresa delle trattative si stabilizzeranno e aspetteranno la scadenza del 20 luglio, il giorno in cui la Grecia dovrà restituire soldi ai creditori europei.
Prima o poi i mercati rifletteranno sul fatto che Cuba, che per mezzo secolo è stata una dolorosa spina nel fianco degli Stati Uniti, non ha impedito la grande espansione dell'economia americana e tre lunghi cicli di rialzo azionario.
All'inverso, in caso di sconfitta e dimissioni di Tsipras, i creditori avranno l'intelligenza, verosimilmente, di non volere stravincere e inonderanno la Grecia di soldi.
I mercati, rincuorati dal buon dato sull'occupazione americana, saranno in festa. Sull'eventuale rialzo saremo quest'estate, gradualmente, venditori di Europa.
Dopo le vacanze dovremo infatti confrontarci con la fragilità del quadro politico italiano, con
Marine Le Pen che si prepara a conquistare la sua prima regione e, soprattutto, con una Spagna che si prepara a diventare una nuova provincia ribelle, più accorta e meno sprovveduta della Grecia.
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