A dicembre i dati cinesi saranno migliori. Nessun governo al mondo dedica tanta energia all'attività di
window dressing di fine anno. Non si tratta solo di massaggiare le statistiche, ma di incentivare in tutti i modi possibili, in particolare attraverso il credito, il raggiungimento degli obiettivi annuali di piano. Non ci spingiamo, come fa invece
Timothy Moe di
Goldman Sachs, a raccomandare l'acquisto delle
azioni H quotate a Hong Kong (multiplo sotto 9), ma pensiamo che l'atteggiamento del mercato, a fine anno, sarà meno isterico e più equilibrato di oggi.
Un mondo con poca crescita è certamente un mondo fragile, ma è anche un mondo che non si surriscalda. La ferita del 2008 è però ancora aperta e il mercato è portato istintivamente a temere, al primo intoppo, che una nuova crisi devastante sia alle porte. Nel 1937, ai primi segni di debolezza ciclica, le imprese smisero di produrre e la borsa si dimezzò perché era ancora fresco il ricordo dei drammatici anni tra il 1930 e il 1932. Poi, passata la paura, la produzione e la borsa si ripresero velocemente.
Oggi la sola ipotesi che la fine del ciclo sia vicina può mandare il mercato nel panico. Come però esistono le false partenze, così esistono i falsi arrivi.
Quello che stiamo vivendo è il primo falso arrivo. I prossimi porteranno a una volatilità ancora maggiore.
Dire questo significa che, per non mettere troppo a rischio le coronarie, le posizioni di rischio nei prossimi due-tre anni andranno progressivamente ridotte. Non significa però, attenzione, che non potremo rivedere i massimi dei mesi scorsi. Su quei massimi sarà però bene alleggerire aggressivamente.
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