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2015 = 2025

Se fra dieci anni le borse fossero dove sono adesso?

Le grandi multinazionali dei paesi emergenti, dal canto loro, possono portare grandi danni agli utili delle nostre. Lo abbiamo visto nella siderurgia e lo stiamo vedendo nei trasporti aerei (se i cieli americani ed europei venissero aperti alla concorrenza, viaggeremmo tutti su compagnie del Golfo). I grandi accordi commerciali internazionali in discussione, come la Trans-Pacific Partnership, renderanno queste forme di concorrenza ancora più evidenti.

La tecnologia, poi, ce la mette tutta per azzerare le inefficienze del mercato e comprimere gli extrautili che ne conseguono. Oggi c'è Skype là dove un tempo c'erano grasse società di telefonia a lunga distanza. Airbnb aumenta la concorrenza nel settore alberghiero, mentre i rivenditori di auto usate sanno che, prima di comprare, tutti confrontano i prezzi on line. La stessa cosa succede nell'abbigliamento e nella distribuzione in generale e succederà presto in altri settori.

McKinsey. Playing To Win. Settembre 2015Come si tradurrà, in borsa, questa crescita più lenta degli utili?

A prima vista, considerando il livello attuale dei multipli, viene da pensare a borse piatte a perdita d'occhio. Sappiamo però che non sarà così perché non è mai stato così. L'esplosione degli utili dal 1980 a oggi è stata certamente accompagnata, nel lungo periodo, da un'esplosione degli indici di borsa, ma anche da un'enorme volatilità. L'Indice S&P-500 passò da 140 nel 1980 a 1527 nel 2000. Scese a 798 due anni dopo, tornò a 1565 nel 2007. Crollò a 666 nel 2009 per risalire a 2124 nel giugno di quest'anno.

Se nel 2025 le borse saranno sui livelli di oggi sarà dunque per un caso, ma questo caso rientrerà nel novero delle cose possibili.

Anche prendendo per buona l'ipotesi di una crescita annua dell'1.5 per cento degli utili e applicando a questi utili i multipli di oggi (dopo tutto i tassi non saliranno molto) le borse potrebbero comunque restare, nel lungo periodo, più interessanti dei bond. All'1.5 di crescita degli utili andranno infatti aggiunti il 2.3 di dividendo e il 2.0 d'inflazione, che oggi sembra lontano e che verrà però probabilmente raggiunto e superato. Si arriva così al 5.8 senza contare i buy-back, che nel tempo caleranno ma che non scompariranno del tutto.

La sfida, in un mondo di questo tipo, non sarà quindi a livello di indici, ma consisterà nell'individuare in tempo i settori in declino strategico e quelli emergenti. La schumpeteriana distruzione creatrice lavorerà infatti a tempo pieno.

Il valore aggiunto (o tolto) dai singoli gestori azionari ne uscirà esaltato.

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