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L'ennesima crisi delle banche e la tutela del risparmio

Come si fa a proteggere risparmiatori e consumatori dalla pubblicità ingannevole e dalle vere e proprie truffe di operatori economici e finanziari senza scrupoli?

La situazione precipita nelle settimane scorse e il governo ha dovuto fare un decreto-legge (180/2015) per le suddette quattro banche minori sull'orlo del fallimento.

Il decreto salva le banche con una spesa di 3,6 miliardi. Una spesa non indifferente, ma scoppia la rivolta dei risparmiatori che evidentemente non conoscevano le nuove regole del bail in. Queste chiamano in causa in primo luogo gli azionisti e i sottoscrittori delle obbligazioni c.d. subordinate proprio per responsabilizzare gli investitori assumendo che essi controllino attentamente i prodotti finanziari che comprano. L'alternativa sarebbe far pagare la generalità dei contribuenti.

Dall'altro lato, c'è anche la direttiva Mifid che impone alla banca emittente di spiegare le caratteristiche del prodotto. Ma è evidente da un lato la bassa cultura economica e finanziaria dei risparmiatori italiani e, dall'altro, il conflitto di interesse delle banche e dei loro dipendenti che spesso si limitano ad affermare che i prodotti venduti sono buoni e rispettano tutte le regole previste.

Da un lato hanno sempre funzionato le catene di S. Antonio e, dall'altro, banche e imprese non bancarie di dubbia reputazione, anche se non in situazione di stress, non si fanno tanti scrupoli ad ingannare i loro clienti. In una intervista alla TV il presidente dell'ABI ha detto che prodotti simili a quelli venduti dalle quattro banche citate sono offerti da tutte le banche europee. Servono i controlli ed una vera cultura della protezione dei risparmiatori e più in generale dei consumatori.

Sono state chiamate in causa la Banca d'Italia e la Consob due massime autorità indipendenti che si dividono la responsabilità di tutelare la prima la stabilità del sistema e, la seconda il corretto funzionamento del mercato finanziario interno e dei prodotti che vi si scambiano. Sappiamo che tra i soci della Banca d'Italia ci sono le stesse banche e che essa ha sempre privilegiato la stabilità del sistema nel suo insieme e che, in nome di questa, in non pochi casi, ha coperto le magagne di alcune gestioni bancarie a dir poco disinvolte. La Consob, di più recente istituzione, ha visto le dimissioni volontarie del suo primo presidente Guido Rossi e non sembra godere di un'alta reputazione nell'esercizio delle sue funzioni di controllo delle speculazioni borsistiche. Come altre alte autorità spesso viene “catturata dai controllati” come ci spiega la letteratura specialistica.

A mio giudizio, il problema fondamentale resta il seguente: se, a dispetto delle prescrizioni dell'art. 47 della Costituzione, a dispetto delle varie regolamentazioni come Patti Chiari, le banche sono imprese come le altre come si fa a proteggere risparmiatori e consumatori poco avveduti dalla pubblicità ingannevole e dalle vere e proprie truffe che operatori economici e finanziari senza scrupoli mettono in atto abusando della buona fede dei cittadini?

A quanto si apprende, in alcuni casi, alcune delle citate banche avrebbero messo in atto dei veri e propri ricatti nei confronti dei loro clienti che richiedevano fidi e ai quali imponevano l'acquisto delle obbligazioni subordinate. Bene se quello che i giornali scrivono è corretto, occorre che i clienti ricattati si rivolgano al più presto alle Procure della Repubblica facendo nomi e cognomi.

Banca d'Italia e Consob si sono parzialmente difese dicendo che non possono mettere un uomo in ogni agenzia per controllare quello che le banche e/o i promotori finanziari fanno giornalmente. Vero, ma allora aprissero una procedura o diffondessero un numero da chiamare – come il 117 della Guardia di finanza – a cui segnalare comportamenti poco corretti dei dipendenti delle banche e dei promotori, i quali non possono limitarsi a dire che loro sono tenuti ad eseguire disposizioni che vengono dall'alto. Non che queste procedure, che in parte esistono, siano risolutive, ma è tutta l'architettura dei controlli che va messa a punto e resa efficace.

Una ultima annotazione riguarda il comportamento dei politici ai massimi vertici dei partiti e del governo che attaccano la burocrazia di Bruxelles e che si scagliano contro le regole europee per pura convenienza politica.

Dove erano loro quando si discutevano dette regole e quali interventi hanno prodotto nel Parlamento italiano ed in quello europeo?

Forse farebbero meglio a tacere, invece di strapparsi le vesti, gridare all'untore e criticare regole che non hanno mai studiato e sull'applicazione delle quali non hanno esercitato regolari controlli provocando effetti iniqui e anche tragici.

Nessuno di loro, specialmente quelli del centro-destra, ricorda che, dopo gli scandali dei bond argentini, Cirio e Parmalat, Tremonti presentò il 16 febbraio 2004 il ddl n. 4705 rubricato come "Interventi a tutela del risparmio" che ebbe una lunga e travagliata vicenda in Parlamento e che fu convertito nella legge 28 dicembre 2005.

È stata fatta una manutenzione di detta legge?

Adesso sentiamo i roboanti annunci di Renzi su una nuova riforma a tutela del risparmio. Qui mi basta ricordare che quella legge era iniziativa di un governo Berlusconi che aveva fortemente mutilato la normativa penale sul falso in bilancio e nelle comunicazioni sociali.

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