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E consensu gentium

Le cose vanno male perché tutti dicono che vanno male

Lo diciamo subito, non consigliamo a nessuno di avere la cocciutaggine di Michael Burry e non avremo mai il coraggio (che ebbe lui) di andare contro tutti mettendoci soldi e reputazione. Del resto, per un Burry che tiene duro per tre anni e alla fine si porta a casa una montagna di soldi, ce ne sono mille che si fanno venire l'esaurimento nervoso e chiudono prima, perdendo invece di guadagnare. Lo scoprì anche Keynes che infatti scrisse, dopo avere perso quasi tutti i suoi soldi, che i mercati possono avere torto più a lungo di quanto voi possiate permettervi di avere ragione. E non invidiamo molto nemmeno gli obbligazionisti che rifiutarono di ristrutturare il debito argentino. Alla fine avranno più soldi di quelli che si piegarono, ma al prezzo di 15 anni d'inferno.

Richard Woods. Labirinto. Installazione nello YorkshirePreferiamo invece seguire l'insegnamento di Guglielmo da Baskerville (Il Nome della Rosa, Sean Connery nel film), il francescano amante della scienza che ricorda al suo giovane discepolo che è inutile finire sul rogo per difendere le proprie idee. Meglio coltivarle con prudenza, rendere omaggio formale al consenso e aspettare tempi migliori.

Tradotto in pratica, si tratta di accettare il 2016 come un anno di ritracciamento delle borse, di riposizionamento su livelli più difendibili, di politica monetaria americana meno espansiva, di profitti che crescono poco, di sfide difficili per la Cina che deve gestire ordinatamente la liberalizzazione dei movimenti di capitale, per l'Italia che deve rafforzare le sue banche e per la Merkel che deve tenere insieme un'Europa indisciplinata a est (Polonia, Ungheria), a ovest (Spagna, Portogallo), a sud (Grecia e forse Italia) e a nord (Regno Unito). Si può anche concedere che le politiche monetarie espansive siano meno efficaci di quello che si era creduto. E si può infine rendere doveroso omaggio allo spirito del tempo e accettare una fase di penitenza e di espiazione per gli eccessi degli anni scorsi (evidentissimi nelle materie prime, ma non in altri settori).

Detto questo, nessuno ci obbliga a ripetere come pappagalli che la Cina sta per crollare, che avremo ondate di fallimenti mai viste, che l'Eurozona è sull'orlo della disintegrazione, che l'Italia è peggio della Grecia, che l'America avanza verso il fascismo o il socialismo, che il petrolio non salirà mai più (e se risalirà ci seppellirà d'inflazione), che il dollaro andrà alla parità con l'euro (facendo crollare l'America) o tornerà a indebolirsi massicciamente (facendo crollare l'Europa).
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