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E consensu gentium

Le cose vanno male perché tutti dicono che vanno male

E nessuno ci costringe a unirci al coro di chi paventa una Fed sanguinaria che alzerà risolutamente i tassi pur in presenza di tante rovine, di un dollaro che crollerà pur in presenza di centinaia di milioni di cinesi in fila per comprarlo o di una Bce che in marzo farà una manovra piccola piccola pur in presenza di un euro che si rafforza e di un'industria tedesca che la borsa considera in caduta libera. Se si deve pensare al peggio, si scelga. O annegati o a fuoco, non tutti e due.

Bjarke Ingels. Atrio del National Building Museum. Washington DCDiciamolo pure sottovoce e facciamo pure la tara alle previsioni del Fondo Monetario (che prevede più crescita nel 2016 che nel 2015) e a quelle degli analisti azionari top-down e bottom-up, che a tutt'oggi ipotizzano un piccolo rialzo degli utili (e non così piccolo per gli utili ex-oil). Concediamo che in questi anni economisti e analisti si sono sempre dimostrati troppo ottimisti e ipotizziamo, per prudenza, crescita e utili stabili invece che in rialzo. Concediamo anche che gli strategist di tutte le grandi case, che danno l'SP 500 tra 2000 e 2300 per fine anno, vivono nel paese delle favole e non considerano che è corretto sgonfiare i multipli se si ipotizzano utili piatti e non più in crescita. E tuttavia, da qui a dire che ci aspettano sciagure infinite ce ne corre.

Troviamo anche interessante che molti degli short più prestigiosi che soffiano sul fuoco siano pronti a dichiarare che saranno ben lieti di riposizionarsi al rialzo un dieci per cento sotto i livelli attuali. È un atteggiamento ben lontano dalla vera disperazione dei bear market profondi e suona di più come la voglia di fare scorribande in un mercato tramortito e fragile di nervi.

Che fare allora, comprare? Dopotutto, tra quanti si dicono certi di ulteriori ribassi c'è anche chi ammette soavemente, come fa Laurence Fink di BlackRock, che ci sono già oggi bellissime occasioni di acquisto. A noi però questo sembra più un mercato da hold che da buy. Per tre ragioni.
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