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L'irrilevanza della riforma del Senato

Dicono che il governo non riesce a legiferare. Il problema è che legifera male e troppo

Per fare approvare le sue leggi complicate, “criminogene” e, per lo più, destinate a rimanere inattuate, il governo abusa della decretazione d'urgenza, del voto di fiducia, del maxiemendamento e, da ultimo, del c.d. emendamento canguro o super canguro per cui proposte di modifiche simili e/o equivalenti vengono rigettate in blocco. Il governi italiani e le oligarchie centraliste che hanno preso il posto dei partiti, negli ultimi tempi, hanno anche il vantaggio di avere a che fare con parlamentari nominati. E con la nuova legge elettorale c.d. Italicum, la subordinazione del Parlamento al governo è destinata ad aumentare. Se questi sono i problemi, pensare che la deformazione del Senato possa avere benefici economici di sistema è solo propaganda ingannevole e mistificatoria di chi, in qualsiasi modo, vuole aumentare ulteriormente i poteri del governo in linea con la deriva autoritaria che si è determinata ed in corso, in primo luogo, a livello europeo.

Emblematici ed opposti i pareri del Senatore Giulio Tremonti citato sopra e di un economista che è consulente del Presidente del consiglio. In una intervista al primo Monica Guerzoni (Corriere della Sera del 5-09-2015), gli chiede di commentare l'affermazione di Renzi che lega le sorti della legislatura alla fine del bicameralismo paritario, Tremonti risponde: “ Quando il processo legislativo viene compresso in 60 giorni, al ritmo di due fiducie al mese, tempi e modi sono tali da soddisfare ogni fabbisogno di potere dell'esecutivo. E' un fatto di sistema ormai. E il Senato non è più un fattore di ostacolo. Con questa evoluzione della Costituzione (materiale, ndr) è indifferente che le Camere siano due, una sola o al limite nessuna, come vorrebbe qualcuno”. E Tremonti è parlamentare di lungo corso con ampia esperienza di governo.

Apparentemente sofisticato e tecnico il parere di Marco Simoni economista della London School of Economics e consulente di Renzi. Simoni cita il libro di Acemoglu e Robinson, Perché i Paesi falliscono, il Saggiatore e afferma che la crescita e lo sviluppo dei sistemi economici dipendono anche dalla qualità delle istituzioni. Come non essere d'accordo? Riprendendo i due economisti citati, Simoni distingue le istituzioni in inclusive e estrattive e/o predatorie. Quelle inclusive sarebbero quelle che con gli incentivi aiutano gli individui e le imprese a migliorare la loro sorte. Quelle estrattive son quelle che sfruttano le masse e i governi restano agenti delle oligarchie. A quanto appare anche dal suo CV, il giovane economista non ha una grande esperienza con la politica degli incentivi in Italia praticata massicciamente e sistematicamente a partire dall'immediato dopoguerra ed in particolare con quella diretta a migliorare le sorti del Mezzogiorno. Né pare tenga presente il lungo rapporto del gruppo di lavoro di Vieri Ceriani che ha elencato ben 720 agevolazioni per una spesa fiscale complessiva di 254 miliardi e dei falliti tentativi governativi di tagliare quelle senza una seria giustificazione. Mi sembra appunto che il governo Renzi abbia del tutto abbandonato, anzi contraddetto, le indicazioni probabilmente grazie al supporto teorico agli incentivi e alle agevolazioni che viene dai suoi consulenti con una differenza che non si parla più di incentivi e/o sussidi ma di voucher. Suona bene e diverso, la gente comune non sempre capisce bene l'inglese, ma la sostanza è la stessa: incentivi a pioggia che fanno crescere le clientele fiscali.
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