Se si osservano i precedenti flessi negativi (1989, 1996, 1998, 2000, 2007, 2011) si può notare che sono fondamentalmente di due tipi:
- flessi che portano a un semplice rallentamento economico, che di solito corrispondono a movimenti negativi delle borse; in questo caso i segnali negativi rientrano entro 3-6 mesi e riportano il modello in fase di crescita e gli indici di borsa di nuovo in trend positivo;
- flessi che portano a recessioni, nel qual caso le borse anticipano l'inversione dell'economia ma poi continuano a seguire la stessa al ribasso fino a rigiro avvenuto del modello economico (es.: 2000, 2007, 2011 in Europa)
La situazione attuale quindi può essere letta come un
forte avviso ai naviganti. Le principali economie sono in rallentamento, questa è una certezza. Nel caso in cui la fiducia dei consumatori continuasse a scendere, ma soprattutto nel caso in cui a questo dato negativo si dovesse unire nei prossimi mesi anche una imprevista inversione del trend di ripresa dell'occupazione, il modello si sposterebbe con decisione da rallentamento a contrazione e successivamente (nel caso di dati negativi: borse che non si riprendono e
tassi a breve USA che invece di salire dovessero tornare a scendere, anche di poco) a recessione.
I dati dei prossimi mesi saranno quindi fondamentali per capire se i mercati azionari, i quali, lo ricordiamo, sono in trend negativo da Aprile 2015 e da allora vivono non di rendimenti ma della speranza degli stessi, hanno anticipato con questa erosione il movimento dell'economia; oppure se – come è convinzione della quasi totalità degli operatori e degli economisti – si tratta di un grosso incidente di percorso, destinato a riassorbirsi.
Nel primo caso,
un rallentamento globale o una recessione significherebbe che il mercato è andato a vedere il bluff dei tassi zero, il che implicherebbe il fallimento incondizionato delle politiche iperespansive e la necessità di una revisione delle stesse.
Nel secondo caso, bisognerà capire
a quali nuove armi si affideranno le banche centrali stesse per rilanciare un trend di crescita più solida di quella asfittica e sempre a rischio del post-crisi 2008. In entrambi i casi, le probabilità di un secondo rialzo imminente dei tassi da parte della FED crollano: ma anche il timing stesso del primo rialzo va seriamente considerato come un grosso errore, come più volte espresso in queste note.
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