Tra i ciclici spiccano le auto e le line aeree, vendute di più proprio nei giorni in cui il petrolio scendeva di più (di fatto avvantaggiandole). Spicca anche l'acciaio grazie all'imposizione di tariffe doganali del 266 per cento sull'import dalla Cina introdotte in questi giorni, si noti, non dal protezionista Trump, ma dall'amministrazione Obama.
Non ci sembrano invece da comprare, semmai da vendere, i difensivi classici, in primo luogo le utilities. Non che vadano peggio di prima, ma se gli indici non avranno la forza di salire più di tanto (e non l'avranno) i difensivi dovranno scendere per fare posto al recupero dei ciclici.
Più avanti nell'anno, quando tutti saranno rientrati nel mercato (magari a malincuore), arriverà il momento in cui si tornerà a guardare al bicchiere mezzo vuoto.
Brexit, la
Fed coi suoi rialzi e qualche
inciampo da parte della Cina o dell'
economia americana (l'Europa avrà un andamento più regolare) offriranno lo spunto per una nuova correzione. A quel punto torneranno a scendere i ciclici e riprenderanno forza i difensivi.
Non sarà un anno facile, ma lo schema è abbastanza chiaro. L'ottimismo è sparito da tempo e la tonalità di fondo è il pessimismo, costretto però a ricredersi ogni volta che la realtà lo smentisce e cioè abbastanza spesso.
In un mercato dominato dal posizionamento diventa quindi centrale capire quando i portafogli sono troppo scarichi o troppo carichi. A quel punto anche modeste variazioni di velocità dell'economia possono scatenare violente reazioni.
Rimaniamo neutrali sul
dollaro intorno a 1.10.
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