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Aringhe rosse

Primo bilancio e prospettive di un anno nervoso

Per tutte queste ragioni abbassiamo la nostra visione dei mercati da positiva a neutrale, quanto meno per le prossime settimane. Il prossimo appuntamento, se la geopolitica non ci riserverà altre sorprese, è il referendum su Brexit del 23 giugno. Anche in questo caso dati macro americani faranno la differenza. Se i dati continueranno a essere buoni una eventuale vittoria degli Out comporterà solo una temporanea correzione globale, più modesta di quella di gennaio-febbraio. Se i dati, in quel momento, saranno invece mediocri, la correzione sarà più profonda, senza per questo essere l'inizio di un'inversione di tendenza strutturale.

Se invece vinceranno gli In vedremo un'ulteriore fase di recupero per le borse europee che, sempre a condizione che i dati americani rimangano almeno discreti, riusciranno per fine anno a recuperare tutte le perdite rispetto al primo gennaio.

Come sarà allora la crescita americana da qui a fine anno? Nulla, al momento, fa pensare che ci si discosti troppo dal 2 per cento, la velocità che i sei anni passati hanno fatto segnare con grande regolarità. La Fed ha probabilmente un obiettivo ufficioso leggermente più basso (tra l'1.5 e l'1.75 per cento) e doserà gli aumenti dei tassi su questo target, studiato per evitare accelerazioni eccessive dell'inflazione salariale.

Se così sarà la borsa americana potrà chiudere l'anno con un modesto risultato positivo, aiutata in questo, almeno psicologicamente, da un petrolio che, dopo la correzione forse già iniziata, avrà modo di riportarsi vicino ai 50 dollari nella seconda metà dell'anno. La performance relativa dell'Europa, come abbiamo detto, sarà invece dettata dal risultato del referendum britannico, al momento molto incerto.

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