Quanto detto fin qui non è, sia chiaro, il nostro scenario di base, che è costruttivo ma decisamente più cauto. Quello che vogliamo dire è che
ipotizzare uno scenario sorprendentemente positivo, pur attribuendogli anche solo un 20 per cento di possibilità,
ha di nuovo una legittimità intellettuale dopo un anno in cui il solo pensare moderatamente in positivo è stato a tratti pericoloso per la reputazione.
Chi gestisce un portafoglio non farà male a tenere a mente anche questo scenario. A furia di pensare all'ipotesi di un Regno Unito in guerra con l'Europa, a giganteschi bail-in in Italia e nel continente e a recessioni prossime venture potremmo infatti perdere di vista l'idea di una soluzione positiva, anche se non perfetta, ad alcuni dei grandi problemi che ci affliggono.
Certo,
il ciclo ha sette anni e potrebbe venire voglia di vendere tutto e aspettare la prossima recessione per rientrare. Tuttavia, nel non così improbabile caso in cui la crescita si dovesse prolungare per altri due-tre anni, sarebbe un peccato lasciare sul tavolo il valore inespresso che, se non sugli indici, è sicuramente presente a livello globale in alcuni settori, dalle banche ai ciclici.
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