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Stato di grazia

Siamo stati matti in febbraio o lo siamo adesso?

A parte il Fondo Atlante, è come se tutto fosse tornato a nove mesi fa. I mercati e i policy maker hanno provato in gennaio a guardare come era fatto un mondo normalizzato, con tassi americani in rialzo, renminbi in ritracciamento e graduale riduzione delle dosi di stimolo in Cina e in Europa. È stata una specie di anteprima e lo spettacolo che si è presentato davanti agli occhi non è stato per niente rassicurante, il mondo è apparso in tutta la sua fragilità ed è per questo che, dopo qualche esitazione, si è ripristinato lo status quo ante. Siamo tornati agli stimoli monetari e creditizi, si è sospesa non solo la politica di rialzo dei tassi ma anche la discussione intorno alla questione. I mercati dal canto loro si sono sentiti di nuovo appagati, tranquilli e fiduciosi.

Carta del mondo in metropolitana, artPauseAbbiamo riportato l'orologio al 18 agosto, ma nel frattempo qualcosa è comunque cambiato. La disoccupazione ha continuato a scendere non solo in America, ma anche in Europa. Se da noi siamo ancora lontani dal pieno impiego (Germania esclusa), in America siamo ormai a pochi mesi da una ripresa dell'inflazione salariale. Si può stare abbastanza a lungo, anche uno o due anni, sotto la disoccupazione strutturale, ma più a lungo ci si sta senza moderare l'esuberanza del mercato del lavoro, più dura deve essere la frenata successiva in termini di rialzo dei tassi, con conseguente rischio di recessione.

Diamo dunque il benvenuto a questa nuova fase di mercati sereni e di economie in moderata riaccelerazione, ma cerchiamo di non dimenticare che gli stati stabili non esistono e che questa immobilità di tassi e cambi, che tanto piace a borse e bond, non può essere eterna.
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