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Rimetti a noi i loro debiti

Nell'intreccio tra politiche economiche, bubboni di crisi, percezioni reali, percezioni indotte e andamento dei mercati vi sono tali e tante contraddizioni, che è impossibile metterle insieme su un piano razionale

Il caso 1 è di gran lunga il meno probabile, anche se è proprio quello su cui si basa il “ragionamento emozionale” di alcuni investitori.

Il caso 2, che è quello su cui punta il trend dei dati degli ultimi mesi (che potrebbe comunque essere rovesciato dal binomio borse al rialzo + fiducia dei consumatori al rialzo), implica una lunga coda deflazionistica e recessiva della crisi, sullo stile degli USA post-'29 e del Giappone post-'90.

Il caso 3 è il più complesso, sia che la causa dello scoppio sia il riversarsi sulla struttura dei tassi della mostruosa liquidità fittizia (fiat money) che è stata creata dai governi per rimediare a decenni di errori keynesiani di politica economica e sociale, sfociati sui mercati negli ultimi 20 anni in una sequenza senza fine di bolle speculative, sia che la causa sia semplicemente l'innescarsi di una situazione di insolvenza a catena.

In due casi su tre (il 2 e il 3), l'investitore che acquista Bund adesso (cioè la cosa considerata più “sicura”) sbaglia: in uno, poi (il 3), sbaglia tantissimo. Anche nel caso in cui abbia ragione (caso 1 = crisi dell'Euro), l'aver visto giusto potrebbe servirgli a poco. Un economista potrebbe obiettare che – data la struttura matematica della costruzione del prezzo di un'obbligazione – una bolla sui bonds è impossibile in quanto il prezzo ha un suo limite sul punto in cui il rendimento è zero: il problema è che lo zero in molti casi è già stato ecceduto al ribasso senza che (quasi) nessuno si interrogasse pubblicamente sul senso dell'applicare una tassa nascosta al risparmio dei cittadini. Una bolla non è solo una questione di matematica ma anche di logica. E la logica porterebbe a concludere che, in parte o in tutto, il prezzo finale di questo gigantesco quadro di Escher – non molto diverso da un classico schema Ponzi, da cui differisce fondamentalmente solo in quanto alla base non c'è truffa o volontà di guadagno, ma solo l'accettazione del fatto che alle banche centrali è dato potere di stampare moneta all'infinito e di arrivare all'assurdo di farsi pagare dal creditore i propri debiti – sarà pagato dai cittadini sotto forma di tasse (anche i rendimenti negativi sono una tassa!), con le conseguenze del caso: il debito non può essere ripagato da altro debito all'infinito.

Mi limito a constatare che in questo momento i mercati tradizionali sembrano girare da un anno come un criceto nella ruota: molta fatica, pochissimi risultati (a parte qualche segmento di nicchia come gli auriferi). Non ho certezze, né soluzioni da proporre oltre che quelle dei miei modelli, ma qualcosa di interessante da questo ragionamento emerge: il debito governativo delle economie avanzate come asset class probabilmente meno efficiente, meno attrattiva e meno performante dei prossimi anni. La velocità dei mercati sta per aumentare: e l'oro, valvola di depressurizzazione del sistema e vera valuta alternativa, che da inizio anno sale in modo composto, ne è comunque conferma.

… and the train won't stop going, no way to slow down.” (Jethro Tull, “Locomotive breath” dall'album “Aqualung”, 1973
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