Facebook Pixel
Milano 22-apr
33.724,82 0,00%
Nasdaq 22-apr
17.210,88 +1,02%
Dow Jones 22-apr
38.239,98 +0,67%
Londra 22-apr
8.023,87 0,00%
Francoforte 22-apr
17.860,8 0,00%

Riforma costituzionale e stampa estera a briglie sciolte

Rampini di Repubblica non fa alcuna valutazione critica di queste affermazioni e cita pure l'opinione del giornale spagnolo El Pais che ha definito l'Italia “la grande malata d'Europa”. Come se la Spagna senza governo da oltre 8 mesi e con un tasso di disoccupazione quasi doppio di quello italiano godesse di ottima salute - anche se la sua crescita economica è superiore a quella italiana. Ma il paradosso è che si teme la crisi politica italiana e Rampini non dice niente su quella spagnola che sembra aver raggiunto il massimo di instabilità politica. Non ci si rende conto che quelli di Roma e Madrid sono governi regionali che non contano più di tanto perché l'UE, bene o male, più bene che male, comunque, assicura un assetto istituzionale che consente di ammortizzare le crisi politiche locali. Nessuno ricorda che nel cuore dell'UE il Belgio è rimasto senza governo per due anni e mezzo e non è successo niente di grave.

È vero che in teoria una modifica delle procedure di scelta pubblica tesa a rendere più semplice e spedito il processo legislativo può avere influenza anche sui contenuti delle scelte e sulla tempistica degli effetti ma bisogna precisare il contesto in cui esse vengono assunte. Un simile semplificazione e accelerazione del procedimento sarebbe più utile a Bruxelles dove secondo i calcoli del Presidente del Parlamento europeo Martin Schulz i tempi medi per una decisione importante a livello centrale oscillano attorno ai due anni e mezzo. L'Italia, come altri paesi membri della UE, non ha più autonomia decisionale checché ne dica il governo. Le decisioni di politica economica sono assunte e monitorate continuamente a livello centrale. Possono essere introdotte piccole varianti e/o margini di flessibilità comunque autorizzati dal centro ma non possono cambiare il segno complessivo (nel caso di specie: restrittivo) della politica finanziaria che deve perseguire con priorità massima il consolidamento dei conti pubblici. Per fare questo servirebbero solo direttive amministrative o modifiche regolamentari. E' questo che non riescono a capire alcuni corrispondenti esteri e, per la verità, neanche alcuni di quelli europei. L'UE sul piano formale non è ancora uno Stato federale ma non è solo una zona di libero scambio, un mercato comune, una Comunità. È molto di più per via delle quattro libertà fondamentali di libera circolazione per le persone, le merci, i capitali e le imprese. I cittadini dei paesi membri sono cittadini europei ma molti non lo sanno neanche.

La confusione nasce anche dal fatto che il Parlamento Europeo approva formalmente direttive e raccomandazioni mentre i Parlamenti nazionali approvano leggi e riforme costituzionali. Le direttive e raccomandazioni del Parlamento europeo non sono immediatamente applicabili ai cittadini europei. Devono preliminarmente essere recepite nei sistemi legislativi nazionali. Si tratta di un sistema normativo bizantino, difficile da spiegare ai corrispondenti stranieri e agli stessi cittadini europei ignari di sistemi legislativi comparati. A questo proposito, per contro, non è difficile spiegare il pasticcio della riforma costituzionale sul punto specifico del modo di legiferare. L'art. 70 della costituzione vigente è composto da sole nove parole: “la funzione legislativa è esercitata collettivamente dalle due Camere”, ora cancellato perché produceva la famigerata navetta perditempo. Il nuovo art. 70 contiene 432 parole e, secondo gli esperti, prevede circa dieci procedimenti legislativi diversi, che non possiamo citare qui. Il Senato non è abrogato e può interferire su un elenco non breve di materie. Se questa è semplificazione!
Condividi
"
Altri Top Mind
```