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Contrordine

Dalla velocità di curvatura allo spegnimento del reattore

Avanziamo allora due ipotesi. La prima è che, silenziosamente, le banche centrali stanno preparando il terreno proprio a quell'helicopter money di cui non si parla più. La monetizzazione del debito non è esattamente un Qe al quadrato, è una cosa diversa. Il Qe porta a una compressione dei rendimenti nominali e reali mentre la monetizzazione può portare da una parte a una
compressione ulteriore dei rendimenti reali ma, dall'altra, si porta dietro un aumento dei rendimenti nominali. L'aumento della spesa finanziato dalla banca centrale, in altre parole, crea inflazione. Questa inflazione porta a un aumento dei tassi nominali che può anche essere inferiore a quello dell'inflazione, ma che è comunque un aumento. Da qui la normalizzazione della parte lunga delle curve in America, in Europa e in Giappone.

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Già, ci si può chiedere, ma che certezza hanno le banche centrali che la spesa pubblica aumenterà? Ci sono elezioni in America e ci saranno presto in Francia e Germania. Bene che vada i pacchetti fiscali espansivi saranno pronti nella tarda primavera. Che fretta c'è di fare risalire i rendimenti della parte lunga? È vero che sia Clinton sia Trump saranno fiscalmente espansivi e che il Giappone, secondo Ben Bernanke, è già sotto helicopter money, ma non è comunque un po' presto?

E qui entra in gioco la seconda ipotesi. I rendimenti sotto zero, soprattutto sulle scadenze lunghe, cominciano ad avere più effetti negativi che positivi. Già abbiamo le imprese che investono poco, ma ora rischiamo seriamente che anche gli investitori individuali, vedendo sparire il flusso di cedole sulle loro obbligazioni, si mettano a risparmiare di più deprimendo la crescita. I tassi negativi sono poi particolarmente tossici per le banche e ne riducono la già bassa propensione a erogare credito. Senza credito la crescita rimane debole ed ecco allora che i tassi negativi, progettati come stimolo, diventano in realtà controproducenti.
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