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Forecasting the future

I mercati sono macchine per deludere le aspettative banali, ma mai nei modi e nei tempi ipotizzati

Per ora, gli unici trend acclarati sono:

1) il gigantesco Bear Market della politica mondiale, che segue l'implosione dei precedenti modelli etici e sociali;
2) l'erosione/contrazione della profittabilità, che dalla primavera 2015 ha colpito tutto il settore a tutti i livelli;
3) lo scoppio (inevitabile e ampiamente annunciato da queste colonne) della bolla dei bonds;
4) la gara alla svalutazione competitiva delle valute, gara nella quale sembrano volersi tirare indietro, con ovvi effetti, USA e GB.

Se qualcuno vuole metterci anche il Bull Market dell'azionario USA, faccia pure: il ciclo di espansione USA è il quarto più lungo di sempre (mancano pochissimi mesi perché diventi il terzo), il P/E attuale dello S&P500 è sopra 20 e quello del NASDAQ sopra 30.

Quindi attenzione, perché in realtà la dinamica della Brexit si sta decidendo adesso e gli effetti di Trump, che entrerà in carica a Gennaio, si stanno sentendo eccome: ma sulle obbligazioni e sulla selettività dei settori, non sugli indici.

Grafico

Il sottoscrittore di BTP 50ennale al 2 e rotti percento (vedi grafico), che posso immaginare si sia fatto consigliare o abbia pensato autonomamente che fosse meglio quel rendimento del momentaneo nulla attuale, si trova a ragionare dopo poche settimane con un -13% di valore facciale: se il prezzo restasse qui, ci vorrebbero più di cinque anni di cedole per ritornare al capitale del valore di emissione. Tra 50 anni (50 anni fa avevamo il boom, la lira e l'inflazione buona: chissà cosa avremo nel 2067) quelli che gestiranno queste cose restituiranno i 100.

Attenzione anche al referendum italiano: la mia sensazione è che la partita in gioco non sia la solita partitina a dadi italiana che finisce a tarallucci e vino, ma una finale europea in partita secca. Dall'esito probabilmente dipenderà molto di più che non la composizione del prossimo Senato. Vedremo cosa deciderà il Popolo Sovrano. Gli hedge funds, che quest'anno in molti casi e su molte strategie stanno avendo (per cause che erano ampiamente prevedibili – il che non vuol necessariamente dire rimediabili – ed erano state descritte in altri post) un vero “annus horribilis”, hanno puntato in massa sul “no” per provare a recuperare. Brexit e Trump insegnano: l'imprevedibile è la regola sui mercati.

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