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Macron trade

Qualcosa di più della solita falsa partenza europea


È su questi terreni che si combatterà nei prossimi mesi e anni nelle stanze ovattate di Berlino, Francoforte e Bruxelles. Fino a settembre non succederà quasi nulla. Poi, dopo la chiusura del ciclo elettorale europeo in ottobre, avremo una prima sterzata verbale su tassi e Qe. Nel 2018 avremo prima la riduzione e poi la fine del Qe. Nel 2019 avremo i primi rialzi dei tassi, con l'euro già intorno a 1.20.

Cattedrali d'Europa. SalisburyOltre a se stessa in versione troppo tedesca, l'Europa avrà da temere incidenti di percorso eventuali in America, in Cina o nei paesi emergenti. L'Europa non ha mai esportato come oggi e la vitalità dei suoi mercati di sbocco è essenziale per mantenere la sua crescita ai livelli attuali. Il problema è che America e Cina sono in una fase matura del ciclo, anche se non ancora terminale.

L'euro più forte toglierà un po' di smalto alle borse europee e lo distribuirà alle altre. Anche con questo handicap, le borse europee ci sembrano comunque da sovrappesare, con una preferenza per i settori più depressi dei paesi più deboli.

Chi è investito in dollari e non vuole rinunciare alla diversificazione si potrà consolare con il differenziale dei tassi che si ridurrà lentamente e attutirà in questo modo la discesa del dollaro. Chi vuole speculare al rialzo sull'euro senza dovere pagare due punti all'anno di carry negativo potrà andare corto di yen e lungo di euro.
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