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L’Unione economica e monetaria davanti ad un bivio

C'è aria di cambiamento a livello europeo


Per questo motivo le stesse proposte sulla governance che sono sul tavolo, che provengono da fonti diverse e che la Commissione cita mi sembrano alquanto pasticciate e non innovative. Vedi il dilemma se rafforzare i poteri dell'eurogruppo o quelli della Commissione stessa, il ruolo del Parlamento e le fumisterie della collaborazione con i diversi parlamenti dei paesi membri. La proposta di un Fondo monetario europeo che dovrebbe prendere il posto del Fondo salva Stati, ma senza scimmiottare il Fondo monetario internazionale del quale i paesi membri resterebbero comunque associati a tutti gli effetti.

Sappiamo che ai tempi della famigerata Troika durante le fasi più drammatiche della gestione della recente crisi ci sono state forti tensioni tra BCE, FMI e Commissione europea. Anche la proposta del Fondo monetario europeo e dello stesso ministro delle finanze e/o del tesoro a livello centrale non supera l'ibrido assetto odierno che vede al vertice decisionale il Consiglio dei capi di governo che per ovvie ragioni sono portati a ragionare in un'ottica prevalentemente nazionale.

Quello che serve secondo me, è intanto darsi un obiettivo finale. In altre parole, decidere l'assetto istituzionale che si vuole raggiungere e, coerentemente, approntare gli strumenti che servono a quell'assetto. La Commissione invece cita continuamente il Rapporto dei cinque presidenti che si muove seguendo il tradizionale approccio gradualista e parcellizzato: Unione bancaria, Unione fiscale, l'Unione politica, Unione dei mercati di capitali, un po' di capacità fiscale, ecc.

Ma la crisi ha mostrato che detto approccio non ha funzionato bene. Certo ha evitato il peggio ma le diseguaglianze, gli squilibri territoriali si sono aggravati, alcuni paesi hanno tratto vantaggi dalla crisi, altri sono stati fortemente penalizzati dall'adozione di politiche sbagliate. Mancano politiche genuinamente europee, ossia, mirate a perseguire l'interesse comune di tutti i cittadini europei. E la posizione divaricata dei vari paesi membri sui migranti ne costituisce la prova sempre più attuale e drammatica.

L'unica istituzione che potrebbe e dovrebbe essere portatrice dell'interesse generale europeo è il Parlamento Europeo ma purtroppo per il modo in cui eletto e composto non sembra voler prendere l'iniziativa di riaprire il cantiere delle riforme istituzionali. Purtroppo si è lasciato mettere all'angolo. L'assenteismo di massa in occasione delle comunicazioni sui migranti del Presidente della Commissione Juncker è stato emblematico. Riparare o introdurre qualche marginale aggiustamento all'attuale governance non porterebbe molto lontano.

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