Che significa questo per i mercati? Istintivamente viene da pensare all'
oro, che è però più utile per coprirsi dai rischi acuti che da quelli strutturali. Per questi ultimi la risposta non può che essere il sovrappeso significativo di titoli legati alla difesa in senso lato (aerospazio, cybersecurity, elettronica, robotica militare).
Non c'è un'area del mondo, inclusa la pacifista Europa, in cui le
spese militari non siano destinate a crescere nei prossimi anni.
I titoli americani del settore hanno avuto performance stellari nell'ultimo anno ma i loro multipli, intorno a 20, sono ancora largamente inferiori a quelli dei Faang e della tecnologia in generale, mentre i loro utili, assicurati da commesse governative pluridecennali, sono molto più certi.
Le elezioni tedesche possono attenuare in modo rilevante l'effetto Macron sui mercati? Il 2016 è stato l'anno in cui si è detto che l'Occidente virava verso il
populismo. Il 2017, per qualche mese, ha visto prevalere l'idea che il populismo era già finito e che la restaurazione dell'Ancien Régime sarebbe stata veloce e aggressiva. La realtà è più sfumata. Il populismo resterà endemico e tenderà a riemergere ogni volta che il ciclo economico si indebolirà e quando i flussi migratori torneranno a crescere.
Nello specifico,
le elezioni tedesche significano un ritorno a posizioni più dure in caso di crisi dei
grandi debitori come Grecia e Italia, ma non necessariamente una ripetizione dei gravi errori commessi nel 2011-12. Significano anche una maggiore cacofonia nel coro filoeuropeo. La Commissione pensa ai 27 paesi, Macron solo all'eurozona e all'asse franco-tedesco. La Fdp pensa a un'eurozona che possa espellere i suoi membri indisciplinati, i Verdi farebbero entrare nell'euro anche gli alieni. La Fdp vuole un Esm impegnato esclusivamente a sorvegliare e punire, Macron lo vorrebbe invece votato a indebitarsi e spendere.
Rimangono però due certezze, ovvero il
ruolo centrale della Merkel, tanto maggiore quanto più gli altri sono divisi, e l'orientamento comunque favorevole a qualche forma di
maggiore integrazione europea.
I mercati hanno dato una risposta razionale al voto tedesco. La pausa nel percorso di rivalutazione dell'euro, già iniziata prima del voto, si è fatta più convinta e profonda, ma non si è trasformata in una correzione seria o in un'inversione di tendenza. La fascia 1.17-1.20 può accompagnarci fino a dicembre o a gennaio, quando avremo finalmente il nuovo governo a Berlino. In ogni caso, per vedere la seconda parte del rialzo dell'euro, dovremo avere alle spalle le elezioni italiane.
Il profilarsi di una pausa per l'euro di una certa durata ha dato giustamente spazio alle borse europee. Il Dax, paradossalmente, è così il maggiore beneficiario del voto tedesco.
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